Spese ed entrate dello Stato influiscono sul sistema economico, il debito pubblico così alto ci rende fragili ma contano non solo i volumi di entrate e uscite, conta anche la loro qualità, la loro composizione. È quanto risulta dalle dichiarazioni di Carlo Cottarelli, direttore dell’Osservatorio sui conti pubblici italiani e di Luca Paolazzi, direttore del Centro studi Confindustria, intervistati da Liguria Business Journal in occasione dell’”Incontro con Carlo Cottarelli – Sviluppo d’impresa: il condizionamento della finanza pubblica”, in corso questa sera nella sede di Confindustria Genova.
«La finanza pubblica – dichiara Cottarelli – condiziona in molti modi le imprese, io mi sono concentrato su deficit e debito, sui conti pubblici. È chiaro che una crisi come quella del 2011-12 fa male non solo allo Stato ma a tutti, fa male alle imprese, anche perché debito alto vuol dire interessi alti che a loro volta producono tasse alte, un meccanismo particolarmente pericoloso in momenti di crisi».
Ora però l’Italia è in crescita sia pure moderata. «Sì, credo che il pil possa crescere addirittura un po’ più dell’1,5% e che arrivi anche al 2%, ma le debolezze strutturali che ci hanno reso fragili nel 2011-12 rimangono, abbiamo perso competitività di costo e l’abbiamo recuperata solo in parte. Dobbiamo procedere nel recupero di competitività e nella riduzione del debito. Ora poi ci sono le elezioni. «Mi preoccupano le promesse elettorali, soprattutto se vengono mantenute».
Secondo Paolazzi «conta molto la spesa pubblica ma conta la composizione della spesa e delle entrate. Oggi abbiamo una grossa fetta delle spese, il 17%, che va alle pensioni, mentre poco va in infrastrutture e istruzione, le imposte gravano molto sul reddito e poco sul patrimonio. Bisogna lavorare sulla composizione delle finanziarie, un lavoro difficile, perché chi viene danneggiato protesta e chi riceve i benefici non ringrazia»