Si avvicina la resa dei conti per le circa 12 mila slot e 110 sale da gioco della Liguria. Governo e Regioni hanno trovato l’intesa sul riordino del gioco lecito, in sede di Conferenza unificata: «Un lavoro faticoso, lungo, ma alla fine di grande soddisfazione − ha commentato il presidente della Conferenza Stefano Bonaccini al termine della seduta di ieri (Regioni.it) − L’intesa raggiunta sul riordino dei punti di raccolta del gioco pubblico segna uno spartiacque importantissimo, perché avvia un’azione di contrasto alla ludopatia e di contenimento del gioco d’azzardo».
La legge prevede la diminuzione, in tre anni, dei punti gioco italiani, dagli attuali 98.600 a circa cinquantamila e delle Awp (le slot), dalle circa 400 mila a 265 mila entro il 30 aprile 2018, con un taglio percentuale del 35%. «Ogni Regione avrà la facoltà di scegliere ulteriormente come contrastare le ludopatie e prendere provvedimenti a tutela della popolazione», afferma Bonaccini. Con la nuova norma saranno quindi gli enti locali a decidere sui punti gioco, in particolare su orari di apertura e collocazione, restringendo ulteriormente le regole dettate dal decreto ministeriale che dovrebbe essere emanato entro il prossimo 31 ottobre, come previsto dal processo di riordino: «Ci auguriamo che non vengano attuate leggi a macchia di leopardo – spiega a Liguria Business Journal Lorenzo Verona, vicepresidente di Astro-Assotrattenimento e responsabile per i territori – ma che vengano prese decisioni in modo sensato in tutta Italia, seguendo una linea comune».
Le preoccupazioni di Astro riguardano soprattutto la situazione occupazionale. In Liguria sono circa 5 mila gli addetti diretti, 4 mila i locali (bar e tabacchini) che dispongono di slot. In Italia si parla di 250 mila dipendenti diretti, più l’indotto. Il business, a livello nazionale, è di 4 miliardi e mezzo di euro (tra slot e sale da gioco).
La nostra regione, la cui legge regionale risale al 30 aprile 2012, è stata la prima ad arrivare alla “dead line” fissata al 30 aprile 2017: dopo quella data, tutti i gli apparecchi di gioco posti in locali a meno di 300 metri da uno dei punti sensibili (come scuole e chiese) dovevano essere considerati fuorilegge: il taglio avrebbe riguardato circa il 90% delle autorizzazioni. Con l’avvicinarsi della scadenza, e cresciuta la pressione delle rappresentanze delle imprese di gioco e degli esercenti, preoccupati per le ricadute occupazionali che l’applicazione della legge avrebbe determinato, la giunta della Regione si era mostrata favorevole a prorogare di un anno la scadenza. A metà 2018 si riproporrà il caso: «Ci auguriamo che da qui a quella data la giunta tenga in considerazione anche la controparte industriale – spiega Verona – ci aspettiamo un confronto per arrivare a una decisione condivisa». Apertura da parte dell’assessorato allo Sviluppo economico: «Non mancherà un coinvolgimento delle associazioni di categoria nel momento in cui affronteremo la questione», risponde Edoardo Rixi.
Il 31 ottobre, ricorda Astro, coincide anche con un’altra scadenza: l’espulsione totale delle slot da tutto il territorio piemontese. «L’auspicio è che, dopo l’accordo di ieri, la Regione faccia un passo indietro», afferma Verona. Ma eliminare completamente il gioco legale è effettivamente la soluzione più efficace contro le ludopatie? «A Bolzano e Torino, dove sono state prese le decisioni più drastiche, i dati ci dicono che i malati continuano ad aumentare e cresce la spesa nel settore – afferma Verona – Questo perché la domanda si sposta: se un utente non gioca più alla slot del bar sotto casa, compra i “gratta e vinci”, oppure prova il lotto o il superenalotto. Inizia a giocare online, oppure in modo illegale».
Sembra una situazione senza via d’uscita: «In realtà no, le soluzioni esistono – aggiunge Verona – A livello pratico, occorre ridurre il numero di slot all’interno dei singoli punti vendita come bar e tabacchini. La proliferazione incontrollata delle sale Vlt è un errore clamoroso, così come concentrarle nelle periferie delle città, dove aumenta il rischio che il gioco venga affiancato da altri vizi, come alcool e prostituzione. Proprio per evitare questi problemi, le sale devono essere meno numerose e si dovrebbe attuare un maggiore controllo sugli orari di apertura. Ma soprattutto, deve cambiare la cultura del gioco».
A questo proposito, la formazione può aiutare: secondo Verona, «già a partire dalle scuole, perché il gioco, soprattutto quello online, attrae sempre più giovani. Ma la formazione dovrebbe essere obbligatoria anche per gli esercenti. Tutto ciò aiuterebbe a vivere il gioco con l’atteggiamento giusto».