Alessandro Terrile conferma le sue dimissioni in seguito alla sconfitta subita dal Pd alle amministrative genovesi, i renziani annunciano di non accettare altra soluzione che il commissariamento e lasciano la riunione, l’assemblea viene rimandata. Così si è svolta al Cap di via Milano l’assemblea provinciale del Pd genovese, iniziata ieri sera verso le 21 e terminata dopo poco più di un’ora e mezza di dibattiti.
Terrile ha aperto i lavori con la sua relazione, confermando le dimissioni davanti all’assemblea, «perché – ha detto – mi sento responsabile e perché bisogna aprire una fase congressuale, aprire una discussione profonda, sollevare i tappeti e fare i conti con la polvere che si è accumulata» e ha poi analizzato i motivi della sconfitta elettorale.
«Siamo qui a commentare – ha dichiarato – una sconfitta pesante» di fronte alla quale vanno evitate le scorciatoie della litania “gli elettori non ci hanno compreso” e quella del tutti contro tutti. «Occorre un’analisi sul perché si è rotto il rapporto tra il Pd e i genovesi, dobbiamo discutere radicalmente il modo in cui facciamo politica e conduciamo le campagne elettorali».
Il segretario dimissionario ha poi escluso come cause della sconfitta il comportamento del partito nazionale, anche se certi atti del governo, come l’approvazione della vendita dell’Ilva pochi giorni prima del voto a Genova e il decreto “salvabanche” («che peraltro io difendo»), hanno danneggiato la campagna elettorale locale. Esclusa come causa anche la politica delle alleanze, «abbiamo perso quattro volte con quattro schemi diversi, con ogni schema perdiamo».
Non è neppure «colpa di Crivello, gli abbiamo chiesto tutti di candidarsi e lui si è impegnato con generosità – lungo applauso dell’assemblea – quello che si è rotto è molto più profondo» e non è colpa degli orlandiani.
In realtà «questa sconfitta è il secondo atto, il primo atto si è avuto quando ha vinto le primarie Doria contro i candidati del Pd, allora abbiamo vinto le elezioni amministrative ma con una sconfitta, già nel 2012 si percepiva un giudizio negativo nei nostri confronti».
L’errore più grande: «non siamo riusciti a imporre alla giunta comunale un cambiamento di rotta, ma è anche vero che dall’interno del Pd è venuto un bombardamento continuo contro la giunta» che rendeva difficile esercitare un’azione critica nei confronti della giunta senza fare precipitare le cose.
Infine, il Pd ha pagato «essere stato forza di governo in questa città, e anche certe sciatterie dell’amministrazione che sono innegabili» e si è trovato contro «la chiarezza e la semplicità del discorso della destra».
Terrile ha infine invitato il componenti del partito a «delimitare il campo della polemica» ed evitare gli attacchi interni che «non ci fanno sembrare più liberi, ci fanno sembrare più vigliacchi». È stato salutato con un lungo applauso.
Ha poi preso la parola il leader dei renziani Pippo Rossetti. Nel pomeriggio un’ottantina di renziani riuniti nella sede del partito in via Maragliano aveva votato all’unanimità la decisione di non accettare altra soluzione che il commissariamento della segreteria provinciale, per aprire la fase di discussione precongressuale. Rossetti, dopo avere premesso che non vanno cercati alibi alla sconfitta addossandone tutta la responsabilità a Terrile, ha quindi annunciato che «per noi si deve ripartire dal commissariamento». Altri interventi hanno proposto una guida unitaria e di transizione, i renziani hanno allora lasciato l’assemblea. I lavori sono stati rimandati. A questo punto il commissariamento sembra probabile, anche se su questa misura dovrà pronunciarsi la segreteria nazionale.