Un cambio d’olio lubrificante di circa 4 litri, in caso di sversamento in mare occuperebbe una superficie pari a un campo da calcio, privando di ossigeno flora e fauna di quell’area. Basta solo questa immagine per capire l’importanza della raccolta degli oli lubrificanti esausti.
A Genova l’anno scorso non hanno avuto questo destino oltre 1700 tonnellate su 4500 regionali: «Una quantità notevole, vista la conformazione della Liguria», conferma Elena Susini, responsabile comunicazione del Consorzio obbligatorio degli oli usati, che ha fatto tappa in Liguria (oggi a Genova) per CircOLIamo, una campagna educativa itinerante.
Sono soprattutto le aziende a fare la parte del leone: «Il fai da te è un’attività che viene svolta, molti privati cambiano olio da soli, poi però molto spesso si trovano a non sapere dove conferire il rifiuto pericoloso», evidenzia Susini. I centri di raccolta per legge devono essere istituiti dai Comuni.

L’olio lubrificante è classificato rifiuto pericoloso, perciò chi intende fare da sé deve rispettare alcune regole base: usare dei guanti, mettere l’olio in un contenitore a tenuta stagna, non mescolarlo con altri liquidi (nemmeno con l’acqua, perché si altererebbe il processo di rigenerazione) e conferirlo nei centri di raccolta.
Le sanzioni una volta erano economiche e penali, oggi sono più lievi «anche perché i cittadini sono sempre più consapevoli e dove non arrivano i Comuni, ci sono i concessionari sul territorio nazionale», sottolinea Susini.
Una volta raccolto l’olio esausto viene rigenerato e rimesso sul mercato: «Si fa un’analisi per capire la destinazione d’uso più idonea e il Consorzio ne rigenera oltre il 95%. La lavorazione chimico-fisica produce nuove basi lubrificanti, che con additivi diventeranno oli riutilizzabili».
Per Santo Grammatico, presidente di Legambiente Liguria l’attività del Consorzio ha un grande valore, «senza il Coou queste tonnellate di oli finirebbe principalmente nei nostri mari, nelle falde acquifere. Una delle questioni che vanno ancora migliorate è quella della micro-raccolta dei cittadini che ancora sfugge: per questo serve soprattutto una maggiore capillarità». Il presidente di Legambiente Liguria ricorda anche che contro le isole ecologiche in città spesso si scatenano comitati «più o meno ragionevoli: servirebbe cambiare mentalità, aiuterebbe a farlo prendendo esempio da altre città d’Europa, dove certe isole ecologiche sono belle, quasi da visitare».
L’altro aspetto evidenziato da Grammatico riguarda la possibilità di conferire rifiuti che provengono dal mare: «Parliamo di 18-20 mila imbarcazioni, con volumi diversi, che trattano oli che andrebbero smaltiti in maniera sostenibile». Dal canto suo la Capitaneria di Porto-Guardia Costiera, ha fatto sapere che i problemi maggiori vengono dai cantieri navali, le maggiori sanzioni sono state sui “piccoli” operatori.

I ragazzi delle scuole hanno visitato il “villaggio” CircOLIamo allestito in piazza Caricamento, partecipando agli educational e sfidandosi a “Green league”, un progetto che prevede un sistema di giochi online finalizzati all’educazione ambientale: «Mi fa piacere vedere che la partecipazione delle scuole a questi incontri sia stata così numerosa – dice Grammatico – l’educazione ambientale è fondamentale e deve partire proprio dalle scuole». Lo ha sottolineato anche Cecilia Brescianini (vicedirettore generale ambiente dipartimento Territorio della Regione Liguria), spiegando che in ogni strategia ambientale a fare la differenza è anche l’educazione ambientale svolta nelle scuole, dove si compie il primo passo per una corretta differenziata.
Il Coou
Il Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati (Coou) è il primo ente ambientale nazionale dedicato alla raccolta differenziata: nato con Decreto del Presidente della Repubblica 691 del 1982, in ottemperanza alla direttiva comunitaria 75/439, ne fanno parte le imprese che, anche in veste di importatori, immettono sul mercato oli lubrificanti.