Parte dal luogo che l’ha visto crescere i Gianni Crivello nella sua corsa a sindaco di Genova: il teatro della Società operaia cattolica di Certosa. Parte lontano dal centro cittadino, specificando che avrebbe potuto cominciare da Voltri, Pegli: «Le ville e i salotti li lascerò ad altri».
Durante la conferenza di lancio della candidatura non mancano le frecciatine a Marco Bucci, citato più volte come «il candidato di Salvini, il candidato della Lega».
Crivello spiega perché ha cambiato idea, rispetto all’iniziale rifiuto di candidarsi a sindaco: «Se avessi avuto paura nella vita non avrei accettato l’assessorato alla protezione civile. Ho ricevuto molte sollecitazioni da cittadini, amici, compagni e non da comitati d’affari. Non ho dovuto attendere nessuna riunione romana, nessun imprimatur di Salvini, non ho neanche guardato i sondaggi. Tutto ciò nasce dal senso di appartenenza, di responsabilità, per costruire una grande alleanza con i cittadini, che devono essere il cuore pulsante di questo patto per la città».
Una scelta contro nessuno, dice, e a questo proposito cita Simone Leoncini e la sua lettera aperta: «Faremo molta strada insieme».

E a chi gli “rinfaccia” di essere il candidato del Pd risponde: «Mi fa soffrire quando si confondono gli aspetti politici con quelli personali, gente che ti saluta a stento, ma saranno gli elettori a stabilire se la mia candidatura era irricevibile». Crivello sottolinea che da anni non ha una tessera di partito e che non subirà ma non rinnega le origini: «Sono fiero di avere come riferimento il partito comunista di Enrico Berlinguer e quando mi si dice che sono conservatore rispondo con una sua citazione: “Si può essere conservatori purché si conservino i valori irrinunciabili”».
Ancora riferimenti a Bucci, a sottolineare le differenze: «Io vivo in un appartamento di edilizia popolare convenzionata, pagato con un mutuo, il candidato di Salvini ha vissuto negli Stati Uniti. Sappia che il Comune non si amministra come un’azienda. Berlusconi e Trump ne sono un esempio. Non so se lui si ispiri a questi, ma da uomo di mondo quale si definisce gli chiedo cosa pensa della posizione del suo “sponsor” di uscire dall’Europa, cosa pensa dell’euro e, da cattolico, cosa pensa dei migranti. Io, da cattolico, ho nel dna il fatto che in una società civile ci vogliano doveri e diritti».
E ancora: «Il sostegno al commercio si può fare con azioni diverse che la proroga alla legge sull’azzardo, soprattutto dopo che un anno fa il presidente della Regione ha firmato con Maroni un manifesto contro la ludopatia»
Il programma
«La mia giunta non dovrà guardare l’orologio, lavorare a tempo pieno, correre e parlare con le persone».
Fondamentale, per Crivello, superare l’austerity e il patto di stabilità: «Possiamo individuare anche percorsi innovativi come il ritorno alla città delle tasse portuali».
Un ritorno all’orgoglio di essere genovesi, contrastando degrado urbano e sociale, prendendosi cura della città e delle persone che la vivono: «Per creare una comunità coesa e senso di appartenenza».
Il lavoro ovviamente è considerato un punto fondamentale del programma: «Ventre a terra: dobbiamo essere protagonisti nel costruire lavoro attraverso la valorizzazione delle aree dismesse, usando la fiscalità, l’uso integrato dei finanziamenti comunitari e il marketing territoriale non deve essere un’operazione di routine».
Lo sviluppo deve essere, secondo Crivello, imprescindibile dall’economia marittimo-portuale, considerata asse portante, ma in aggiunta «il Comune deve promuovere un quadro di sviluppo sostenibile per l’industria innovativa, il turismo, i servizi alla persona, con una rete stradale e ferroviaria e aeroportuale all’altezza».
Tra gli altri punti citati come parti di questo “patto per Genova” sono cultura e turismo, welfare («favorire asili nido, mentre per i giovani lo sport è uno straordinario strumento»), scuola, università e ricerca («Genova deve crescere come città universitaria, mentre l’Iit e gli Erzelli sono una straordinaria opportunità di ricostruire l’identità della città»).
Non manca il riferimento al Centro storico: «Deve essere di tutti, vediamo se pensare a qualcosa di particolare per rafforzare il lavoro su quest’area che è deve tornare a far parte di un processo di rigenerazione urbana a partire da Caricamento e Sottoripa, riportando il decoro, favorendo le residenze studentesche, una rete commerciale di qualità ripensando gli spazi della movida, in un equilibrio tra città della notte e residenti».
L’ultima carta la tiene per il finale: «Ripensare l’organizzazione del Comune come dei Municipi, un delle condizioni per il governo delle grandi città oggi. Non solo regolamenti, ma anche politiche di partecipazione. Attivare reti di cittadinanza, ma anche tornare ad assumere con lo sblocco del turn over».
E cita Alex Ferguson, l’allenatore diventato leggenda che si era dichiarato socialista (“Il socialismo nel quale credo io è questo: ognuno lavora per l’altro, ognuno ha rispetto dell’altro e lo aiuta. È il modo con cui vedo la vita, è il modo con cui vedo il calcio”): «Il modo in cui vedo il futuro per Genova è questo: ognuno ha rispetto dell’altro e lo aiuta».