“Fermi e preoccupati”. Così Confindustria Genova intitola l’indagine sull’andamento dell’economia del territorio nel secondo semestre 2016.
Non è che tutto vada male – ha spiegato il presidente Giuseppe Zampini presentando questa mattina il rapporto – per esempio turismo, porto e occupazione offrono dati positivi. Confindustria Genova è preoccupata perché, a livello macroeconomico rimangono gli “stop” (rallentamento del pil e del commercio mondiale, recessione di alcuni paesi emegenti e minore crescita cinese, istabilità geopolitica e possibilità di misure protezionistiche, Brexit, revisioni al ribasso in Ue, basso livello degli investiwenti) e diminuiscono i “go” (restano prezzi bassi senza deflazione e ripresa della produzione industriale dell’occupazione) e perché lo scenario, così mutevole, è difficile da interpretare. «Abbiamo difficoltà a capire dove va il paese – ha detto Zampini – la preoccupazione nasce in gran parte da questa incapacità di lettura».
Tra le sorprese, il fatto che a Genova la ripresa della domanda interna si scontra con un’inaspettata battuta d’arresto dell’export. È un episodio o il segno di un fenomeno preoccupante? Il consuntivo del fatturato Italia nel primo semestre 2016 dava -1,5%, nel secondo semestre 2016 + 0,6%, per il fatturato estero il consuntivo del primo semestre 2016 era a +0,7%, nel secondo semestre è sceso a -3,5%.
Le buone notizie arrivano sostanzialmente da tre dinamiche: il terzo anno consecutivo di record per il traffico containerizzato del porto di Genova, la performance delle aziende opranti nel settore turistico e il miglioramento dell’occupazione. In porto su base semestrale il tonnellaggio totale delle merci movimentate è cresciuto dell’1%. Per quanto riguarda il turismo, nel periodo luglio-dicembre il numero di turisti è aumentato del 3,5% rispetto alla seconda metà del 2015 (+2,3% su base annua). Il numero di passeggeri delle crociere segna +26,4% su base semestrale, +20% nell’arco dell’intero anno. Il secondo semestre 2016 è il secondo semestre consecutivo in cui gli organici delle aziende sono indicati in crescita (+0,4%), fatto che non accadeva dal 2007.
Nel complesso, l’economia genovese nel secondo semestre 2016 è stata ancora caratterizzata dalla diminuzione del volume d’affari delle imprese, come nella prima parte dell’anno. Le imprese del teritorio, compresse tra la restrizione della domanda locale connessa al calo demografico e poco stimolate da una domanda interna nazionale ben lontana dalla media europea, secondo Confindustria hanno come unica prospetiva reale lo sviluppo dei mercati internzionali. E se l’inaspettato calo dell’export è un segnale non rassicurante, l’inizio del 2017, a livello macroeconomico, porta buone notizie: con l’aumento del prezzo delle materie prime crescono le importazioni dai paesi produttori e si attendono ricadute positive sul commercio mondiale. Positivi anche l’andamento dei tassi di cambio e i dati macroeconomici in Usa, Cina, Russia e Germania. Le imprese genovesi intervistate nell’indagine di Confindustria si aspettano che la domanda interna continui ad aumentare il proprio contributo alla crescita del fatturato ma in misura ancora limitata e l’export torni cautamnete a crescere ma nell’ordine dei decimi di punto.Tutto sommato, un primo semestre 2017 all’insegna di un sostanziale immobilismo
A fronte di questo scenario che cosa si può fare a Genova per lo sviluppo?
«A livello locale – ha precisato Zampini – ci sono alcuni elementi su cui noi possiamo agire. Parliamo della situazione Iren-Amiu. Noi sosteniamo la posizione del sindaco e ci auguriamo che una serie di aziende nostre associate possa collaborare alle attività del comparto rifiuti. Ci auguriamo inoltre che la situazione dell’Ilva, che sta andando bene in termini di numeri, venga rapidamente risolta a livello nazionale perché ovviamente questo avrebbe un riflesso sullo stabilimento Ilva di Genova, insieme a Novi Ligure uno dei più efficienti. È stato risolta recentemente, anche con il nostro contributo, la scelta delle aree ex Piaggio per quattro aziende che vanno a installarsi. Ci sono dei segnali. La Regione, con il suo Piano di crescita, qualche indirizzo lo sta dando e tutti insieme, istituzioni e Confindustria, su quello che una volta si chiamava gli Erzelli abbiamo fatto un piano di sviluppo che potrebbe anche portare sul territorio aziende da fuori. Lavoriamo sul piccolo, facciamo le cose che possiamo fare, gli altri facciano le loro».