Il coordinamento ligure per la gestione corretta dei rifiuti contesta il piano industriale ottimizzato proposto da Iren e allegato alla delibera che sancirà il matrimonio con Amiu. Domani la coordinatrice Renata Vela sarà audita in una commissione dedicata all’argomento.
Una ricca nota sul fatto che l’aggregazione con questo tipo di piano ottimizzato sia da respingere, motiva la presa di posizione: intanto si sottolinea che la ricerca di un partner per Amiu aveva l’obiettivo di realizzare il piano industriale di Amiu 2014-2020 approvato dal consiglio comunale, invece il nuovo piano ottimizzato – secondo il coordinamento – lo stravolge.
Dal punto di vista normativo inoltre, c’è un cambiamento: il tempo per l’ammortizzamento della messa in sicurezza di Scarpino verrà ridotto da 30 a 10 anni. Il timore è che si verifichi un “significativo aumento della Tari” , che si andrebbe a sommare agli extra costi per lo smaltimento fuori Regione, visto che è prevista la produzione di Css, il combustibile solido secondario (assente nel piano industriale di Amiu e del piano della Città metropolitana) da conferire molto probabilmente negli impianti di Torino e Parma.
Il piano ottimizzato prevede la costruzione di un impianto di trattamento meccanico-biologico a freddo. Secondo Iren “è completamente automatizzato e in grado di riconoscere e suddividere efficacemente attraverso una serie di step, tutti i materiali riutilizzabili nei cicli produttivi, con livelli di efficacia paragonabili alle raccolte Porta a Porta. L’impianto è progettato per recuperare la massima quantità possibile di materia, con l’obiettivo di ridurre gli smaltimenti e collocare sul mercato i materiali recuperati riducendo quindi i costi di gestione dell’impianto”.
L’obiezione del coordinamento è che questa proposta limitata contribuisca a “mantenere l’attuale situazione di dipendenza da altre Regioni e non permetta di recuperare il personale specializzato”.
Le frazioni residue da questo tipo di trattamento saranno conferite in discarica: a Scarpino andranno i rifiuti secchi (anche quelli provenienti da altri impianti regionali), Iren specifica che, quando possibile, il rifiuto secco può essere raffinato inviandolo a impianti di recupero energetico (waste to energy, termovalorizzatori) e cementifici.
Dal punto di vista tecnico c’è un’altra violazione rilevata dal coordinamento: il piano regionale dei rifiuti prevede una raccolta differenziata al 65%, mentre Iren, citando l’articolo 205 comma 1-bis del dlgs. 152/2006, vorrebbe derogare agli obiettivi perché “dal punto di vista tecnico, ambientale ed economico, non è realizzabile raggiungerli”.
In sostanza si porrebbe l’obiettivo di una raccolta differenziata al 45% da attuarsi con 3 bidoni: organico, vetro e raccolta congiunta, con l’obiettivo di recuperare il 65% di materia.
Per il coordinamento l’unico elemento positivo è il recupero di materia anche dai rifiuti urbani residui, ma “senza la differenziazione a monte di una raccolta differenziata porta a porta e tipizzata, non si avrà il massimo valore e il pieno accesso ai corrispettivi del Conai o maggiori ricavi sul mercato dei maceri”. Secondo il coordinamento, l’assenza di questo scenario operativo nel piano, potrebbe essere “un modo per correggere i risultati operativi a seconda del fabbisogno dei termovalorizzatori di Iren, perché così non si potrà verificare quanta materia si sarebbe potuto recuperare”.
Il fatto che i cassonetti si riducano non significa per il coordinamento un minor costo di raccolta: i materiali diversi in uno stesso bidone non potranno essere compattati pena l’impossibilità di separazione successiva e quindi serviranno più veicoli per la raccolta.
L’ultima obiezione è che l’uso di cassonetti stradali “intelligenti” (con volume ed utenza riconoscibili) per la raccolta congiunta, viene considerata “una pietra tombale per la possibilità di realizzare la tariffa puntuale, basata sull’indifferenziato conferito (in quanto la virtuosità sta nel minimizzare il rifiuto urbano residuo pro-capite).
L’unica ancora di salvataggio per coloro che sono contrari al piano, sta proprio nel capoverso successivo del testo che è in discussione, tre righe che però vedono un coinvolgimento di chi deve approvare questa strategia, le cosiddette “Autorità competenti”, che possono dire di no. L’altra “scappatoia” è che non ricorrano i requisiti stabiliti dalla norma. In questi casi, è scritto espressamente, verrà attuato il Piano Conai, ottimizzandolo dal punto di vista della sostenibilità ambientale ed economica.
Per approfondire: delibera di aggregazione Iren Amiu