Per garantire la prosecuzione dei progetti contro la tratta degli esseri umani, la Regione è pronta a stanziare 40 mila euro, quale compartecipazione finanziaria, per dare continuità agli interventi attraverso la neocostituita associazione temporanea di scopo che riunisce tutti i soggetti operanti in Liguria e iscritti al registro nazionale delle associazioni e enti che svolgono attività in favore degli immigrati e rappresenta un interlocutore unico e rappresentativo per la Regione. Lo ribadiscono la vicepresidente e assessore alla salute della Regione Liguria, Sonia Viale e l’assessore regionale alle Pari Opportunità, Ilaria Cavo.
Per quanto riguarda il 2017 e traguardare così la scadenza dei progetti attualmente finanziati con le risorse del bando nazionale 1 del 2016 la Regione ha definito una progettazione sperimentale che, attraverso un modello organizzativo pubblico-privato gestisca in modo unitario il fenomeno e possa garantire il mantenimento della rete e la prosecuzione dei progetti in favore delle vittime di tratta e grave sfruttamento in Liguria.
Cavo e Viale ribadiscono che la Regione si è resa promotrice a livello locale della creazione di una cabina di regia pubblico-privata; inoltre è stata coinvolta la presidenza del Consiglio dei ministri, per quanto riguarda in particolare le attività di emersione, primissima assistenza e identificazione delle vittime. Verranno garantite anche sufficienti risorse per la prosecuzione del progetto. Per quanto riguarda il futuro Regione Liguria ha già avviato una riflessione con il dipartimento Pari opportunità della presidenza del Consiglio affinché, a partire dal 2018, ci possa essere un superamento del bando come metodo di distribuzione delle risorse nazionali.
Per Viale e Cavo la pubblicazione di un bando competitivo, rivolto contestualmente a soggetti pubblici e privati, non può garantire il coinvolgimento di tutte le amministrazioni regionali e la conseguente copertura di tutto il territorio nazionale. Inoltre, evidentemente, non favorisce lo sviluppo di quel sistema di coordinamento, auspicato dal Piano Nazionale Antitratta, che dovrebbe essere in capo alle Istituzioni e dovrebbe migliorare la governance a livello centrale e territoriale. Il metodo del riparto invece, peraltro già utilizzato con esiti positivi dalla presidenza del Consiglio in altri ambiti, rimane dal nostro punto di vista il sistema più efficace.