Un ruolo fondamentale e insostituibile per lo sviluppo del territorio, soprattutto a livello imprenditoriale. Un patrimonio storico, umano e professionale da non disperdere nel processo che porterà all’attuazione della riforma del credito cooperativo, necessaria per adeguare il sistema delle Bcc italiane ai cambiamenti globali che da questi cambiamenti non hano nulla da temere, solide e impostate secondo criteri meritocratici. Questo, in sintesi, il messaggio che è scaturito dagli interventi del convegno “La riforma del credito cooperativo”, organizzato nei giorni scorsi da Bene Banca a Bene Vagienna, in provincia di Cuneo.
Il tema è stato svolto direttamente da due dei massimi artefici della riforma, il presidente della Commissione Finanza e Tesoro del Senato, Mauro Maria Marino e il presidente di Federcasse, Alessandro Azzi. Alla presenza di un’ampia rappresentanza del sistema del credito cooperativo provinciale, i due relatori hanno espresso un parere positivo sia sull’inevitabilità di porre mano ad una riforma del credito cooperativo italiano, sia sui suoi contenuti finali, a pochi giorni di distanza dall’uscita dei decreti attuativi resi noti dalla Banca d’Italia. Nell’auspicare che le Bcc italiane trovino, nell’interesse comune, una soluzione unitaria alla costituzione del gruppo bancario, sia Azzi che Marino hanno evidenziato come il buon esito della riforma sia stato favorito dalla forte collaborazione dimostrata fin dal principio da Federcasse, che, svolgendo un ruolo partecipe e propositivo con il Governo tanto che ha senso parlare di auto-riforma, ha evitato che la riforma venisse subita anziché realizzata insieme.
Il presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino, che ha incoraggiato le Bcc a non aver paura del cambiamento in quanto tutto ciò che aiuta a migliorare la capacità di selezione delle persone fa bene al sistema delle banche e delle imprese. Il presidente di Unioncamere Piemonte, Ferruccio Dardanello, ha posto l’accento su un’altra caratteristica specifica delle Bcc italiane, quella della solidità, emersa in modo particolare nel momento in cui altre frange del sistema bancario italiano hanno dato segni di cedimento. Giovanni Quaglia docente dell’Università di Torino e socio storico di Bene Banca, ha m sottolineato l’importanza della comunità che circonda ogni Bcc, stigmatizzando il fatto che se a determinare l’accesso credito sono gli algoritmi e non le persone, difficilmente si riesce ad andare lontano.
Nel merito più specifico dei contenuti critici della riforma, l’attenzione si è poi spostata sulla divergenza tra la le caratteristiche delle Bcc italiane (cooperazione, mutualismo, legame al territorio, importanza delle persone, etc.) e le linee guida della riforma del sistema bancario dell’Unione Europea, indirizzato verso una globale standardizzazione e verso la nascita di pochi grandi gruppi bancari finanziari e internazionali.
Il timore di una perdita dell’autonomia delle Bcc italiane nei rapporti con la capogruppo è stato chiarito e smentito a chiare note dall’economista Luciano Matteo Quattrocchio, autore di un ampio studio sulla riforma del credito cooperativo. Il docente universitario, da una parte ha rimarcato la necessità di una capogruppo per garantire il rispetto delle regole da parte di tutte le Bcc affiliate, dall’altra ha fatto notare come, in piena applicazione del principio della meritocrazia, i problemi di autonomia potranno eventualmente riguardare quelle Bcc che escono dall’ordinamento. Un monito che suona come una rassicurazione per le Bcc della provincia di Cuneo, riconosciute come modello virtuoso a livello nazionale.
In effetti Bene Banca può vantare ottimi risultati che fanno prevedere un futuro di sviluppo. La banca cuneese ha chiuso il primo semestre 2016 con un utile netto di 2,2 milioni di euro, facendo registrare rispetto al 2015 un aumento del risparmio gestito del 4,18% (quasi 8,5 milioni di euro) e una diminuzione dei crediti deteriorati dell’8,66% (4,2 milioni di euro). Risultato, quest’ultimo, molto importante in quanto l’utile netto ottenuto non è stato realizzato abbassando la guardia sui crediti anomali, sui quali, al contrario, l’attenzione è aumentata. Bene Banca garantisce una copertura del 52,11% a fronte di una media nazionale delle Bcc del 40,6% (dati Federcasse).
Fondata nel 1897, Bene Banca ha sede centrale a Bene Vagienna e filiali nel cuneese e in provincia di Torino.
«Non possiamo che essere soddisfatti dei risultati ottenuti, ma nello stesso tempo non possiamo dire di essere sorpresi – commentano in una nota stampa Pier Vittorio Vietti e Simone Barra, rispettivamente presidente e direttore generale di Bene Banca – in quanto sono la conferma che ci aspettavamo per il lavoro svolto finora».
«L’utile netto di 1,2 milioni di euro conseguito con la chiusura dell’esercizio 2015 – si legge ancora nel comunicato – ci era sembrato già un grande risultato, ma l’averlo quasi raddoppiato nell’arco di sei mesi è un segnale ancora più importante, soprattutto perché non è stato raggiunto a spese dei crediti in sofferenza, scaduti o ristrutturati. Al contrario, su questi ultimi abbiamo recuperato ancora degli importanti punti percentuali, riuscendo a far meglio dei risultati medi raggiunti dalle altre banche di credito cooperativo italiane e risultando tra le Bcc con gli indici di copertura del credito anomalo tra i più elevati del sistema. Queste cifre sono la premessa, la condizione e la garanzia necessarie per poter continuare a svolgere il ruolo di banca locale di riferimento per le famiglie e le aziende del territorio, sostenendo le comunità locali nell’ottica del mutualismo e della cooperazione. Le prove che siamo sulla strada giusta arrivano dal superamento della soglia storica di 1 miliardo di euro di raccolta sia diretta che indiretta, dalla crescita del numero dei clienti (+3,5% annualizzato) e dei volumi delle masse custodite».