Non tutti in Liguria sono rimasti scioccati dalla vittoria di Donald Trump. Simone Regazzoni (Pd), candidato alle primarie per l’elezione del sindaco di Genova, la politica oltre che farla la studia. Non sappiamo se, grazie ai suoi studi, aveva previsto la vittoria del candidato repubblicano ma certamente non ne è rimasto sorpreso. «Ho seguito tutta la campagna elettorale di Trump con grandissimo interesse – dichiara Regazzoni a Liguria Business Journal – una campagna criticata dagli opinionisti come contraddittoria ma efficacissima, che ha saputo parlare all’ America profonda, estranea alle élite. Una campagna pochissimo ideologica, a “patchwork”, composta di motivi e slogan appartenenti a gruppi d’interesse diversi, e per questo giudicata contraddittoria. Una campagna che ha scavalcato il politicamente corretto esprimendo il desiderio inconfessabile degli americani».
Anche Regazzoni, nella sua battaglia contro l’establishment del Pd genovese, ha scavalcato le barriere del politicamente corretto, esordendo con i temi della sicurezza e del decoro urbano prima di passare ai problemi del welfare. E, come Trump, si trova di fronte «un apparato politico autoreferenziale, che non parla più di problemi primari, poco eleganti e difficili da risolvere e preferisce i seminari a Palazzo Ducale». Con in più un’eredità culturale imperniata sulla concezione del «blocco sociale di riferimento», in una società ormai frammentata.
Le analogie tra i due personaggi finiscono qui. Anche perché Trump ha saputo raccogliere il consenso della maggior parte dei suoi concittadini, e Regazzoni, a un anno dall’inizio della sua marcia solitaria verso la conquista della città non sappiamo quante divisioni abbia dietro di sé. «Sto raccogliendo consensi all’interno del Pd – precisa – ci sono decine di consiglieri municipali che si stanno spostando sulle mie posizioni ma io guardo non solo all’interno del partito. Fuori si stanno formando comitati a sostegno della mia candidatura, uno genovese e un altro, della val Bisagno, che verrà presentato sabato prossimo. Ne seguiranno altri»
Regazzoni è renziano, anzi uno “dei nuovi renziani” e sta dialogando con i suoi compagni d’area. Vedremo a che cosa porteranno questi colloqui. Quel che è certo è che buona parte del suo partito gli è contrario, tanto che secondo alcuni osservatori il suo maggiore ostacolo nella corsa a sindaco è costituito dalle primarie più che dalle elezioni. E lui non attenua i termini dello scontro con il Pd. «Doria – dice – ha gravi responsabilità ma dietro Doria ci sono Farello e Margini. Il risultato è stato una politica devastante. Come ha potuto Terrile permettere una gestione del genere?».