Rilanciare la banda stagnata e diventarne leader in Italia. Federmanager/Asdai Liguria indica questa soluzione per superare la crisi dello stabilimento genovese del’Ilva.
«Lo stabilimento di Cornigliano – spiega Egildo Derchi, ex direttore amministrativo di Hellenic Steel società del gruppo Ilva – oltre a essere uno snodo strategico nella logistica Ilva è rimasto l’unico produttore di banda stagnata in Italia, ed è in questa direzione che intendiamo avanzare una proposta concreta»
In Italia si consumano circa 800 mila tonnellate all’anno di banda stagnata principalmente per l’industria conserviera: il 60% di essa proviene da produttori dell’Unione Europea e il restante 40% da produttori non europei quali Cina, Corea, Brasile, Taiwan e India. Quasi 350 mila tonnellate all’anno di banda stagnata utilizzate nel nostro Paese sono importate da paesi extra Ue con una perdita annua di fatturato di circa 250 milioni di euro.
«Ciò che proponiamo è di rilanciare l’attività di Ilva Cornigliano in questo segmento di mercato – prosegue Derchi – ma per fare ciò è necessario installare una nuova linea di produzione da affiancare agli impianti esistenti (e a Genova esistono le società con capacità tecniche e tecnologiche per progettarla e costruirla) composta da impianti moderni tali da consentire alte rese produttive ed elevate qualità che garantiscano una buona competitività al prodotto sul mercato nazionale e internazionale nel lungo periodo. L’ammontare della produzione aggiuntiva dovrà essere di almeno 350 mila tonnellate annue ovvero la quota di banda stagnata importata in Italia da paesi extra Ue».
Nel frattempo «occorre da subito iniziare a recuperare quote di mercato aumentando la produzione delle linee esistenti, apportando i necessari interventi migliorativi. Il recente annuncio dei commissari Ilva relativo alla manutenzione elettrica della Linea 4 per 400 mila euro va certamente in questa direzione ma certamente non è sufficiente a raggiungere i volumi di produzione suindicati. Inoltre occorre aumentare la qualità dei rotoli laminati a caldo prodotti a Taranto che alimentano gli impianti di stagnatura di Cornigliano: è fondamentale ottenere una maggiore resa globale. La qualità insufficiente dei semilavorati provenienti da Taranto provoca spesso fermate accidentali degli impianti e scarti che riducono la competitività del prodotto finale».
Infine, «e non è un punto secondario, occorre sfruttare l’unicità della collocazione dello stabilimento di Cornigliano: l’accesso diretto al mare – conclude Derchi – è un fattore che certamente contribuisce alla concorrenzialità del prodotto realizzato in questo sito. La banda stagnata è il prodotto di maggiore qualità e di valore aggiunto tra i laminati piani rivestiti e richiede grande esperienza per poter competere con successo: disperdere l’alta professionalità delle maestranze maturata in più di 60 anni di produzione a Genova sarebbe un altro gravissimo passo verso la deindustrializzazione del nostro Paese».
«È assolutamente fondamentale – aggiunge Pierluigi Curletto, consigliere di Federmanager/Asdai Liguria ed esperto di impianti siderurgici – dare un futuro all’Ilva di Cornigliano per ricollocare i dipendenti oggi estromessi dal ciclo produttivo così come previsto dall’accordo stipulato nell’ormai lontano 2005. Riteniamo che con una precisa volontà politica e con un forte e concreto intervento delle Istituzioni (locali e nazionali) si possa mettere in pratica la nostra soluzione. È importante però che da questo momento non si perda più tempo e si appronti un piano industriale adeguato».