È Max Morales il nuovo responsabile Economia e lavoro della segreteria del Pd genovese. 37 anni, professionista nel settore della comunicazione e docente di marketing con esperienza in diversi istituti di formazione e Università, succede a Renzo Miroglio (dimessosi la scorsa primavera): «Lo ringrazio molto per aver messo a disposizione il suo bagaglio di competenza», esordisce.
Parola d’ordine: ascolto. È questo il primo punto che Morales ha in mente per il suo mandato: «Il politico di oggi, in una città come Genova, deve essere psicologo, avere le orecchie sul territorio, per questo ho intenzione di avere come referenti una persona per ogni circolo sull’economia. Un aspetto che manca tutt’oggi».
Forse è anche per questo che il Pd genovese è percepito come non rappresentativo delle istanze dei lavoratori, che preferiscono orientarsi verso posizioni politiche più a sinistra o del tutto nuove: uno degli esempi più lampanti era stata la contestazione del segretario Alessandro Terrile da parte degli operai dell’Ilva lo scorso gennaio. «Fanno male – dice Morales – un partito plurale e ricco di esperienza come il Pd può mettere a disposizione maggiori risposte. È ovvio però che bisogna comunicare con il territorio, altrimenti si rischia di essere percepiti come un elemento estraneo alla società civile. Non sono tanti anni che faccio politica, ma ho visto che, sulle questioni più complicate, il partito è sempre stato pronto a intervenire per dare soluzioni, molto più attivamente che altri».
Morales, che è stato consigliere della sezione Comunicazione di Confindustria Genova ed è delegato regionale di Ferpi, la Federazione italiana Relazioni pubbliche, di comunicazione se ne intende: «Da addetto ai lavori occorrerebbe lavorare di più sulla comunicazione. Se vedessi da esterno quella che è l’immagine del Pd, spesso anche amplificata dai media in modo esagerato, penserei a un partito più dilaniato di quello che in realtà è». Morales fa l’esempio delle discussioni durante l’ultima direzione nazionale del partito: «Il giorno dopo sembrava che Speranza e Bersani dovessero compiere uno scisma, invece c’è stata subito la smentita».
La ricetta per evitare fratture interne per Morales è favorire gli avvicendamenti, basarsi sulle idee, senza farle soffocare dai contrasti.
Nel Pd Morales ha contribuito a fondare il circolo tematico in ambito Pmi e microimprese, impensabile sino a qualche anno fa, ma oggi il mondo è mutato radicalmente e un ricambio generazionale, anche nell’approccio al tema dell’economia e del lavoro, non era più rinviabile. «Oggi non siamo più in una società di classe – sostiene Morales – ma di rischio, nel senso che si rischia in prima persona, indipendentemente dal tipo di contratto e poi oggi è difficilissimo dare rappresentanza al lavoro, perché siamo di fronte a una parcellizzazione delle professioni».
Ricambio generazionale ma non rottamazione delle esperienze, senza rotture. Per Morales è giunto il momento che la “nuova” generazione del partito si prenda le proprie responsabilità: «Potremo sbagliare, ne raccoglieremo le conseguenze politiche, ma ci sentiamo in grado di poter rappresentare le persone».
Sulle candidature per le prossime elezioni Morales ha le idee chiare almeno sul metodo: «Occorre impostare tutto con la logica del confronto costruttivo, le operazioni personalistiche sono pericolose, sanno di presa di posizione unilaterale».