Un sistema economico composto in gran parte da piccole imprese, che hanno bisogno di esportare ma per affermarsi sui mercati esteri devono fare rete, collaborare, e vendere il proprio prodotto facendo leva sui valori del territorio. Così Enrico Galleano, presidente del gruppo Giovani imprenditori di Confindustria Cuneo, mette a fuoco peculiarità e prospettive del tessuto imprenditoriale cuneese.
«Il commercio con l’estero – dichiara Galleano a Liguria Business Journal – è diventato sempre più importante negli ultimi anni. La crisi che ha colpito il nostro Paese è soprattutto una crisi della domanda interna, sono quindi state penalizzate le aziende orientate al mercato domestico e premiate quelle che sono riuscite a raggiungere i mercati stranieri».
Il sistema cuneese è riuscito a esportare ma non abbastanza. «Nel corso del 2015 – precisa Galleano – il valore dell’export cuneese ha raggiunto i 7,1 miliardi di euro con un incremento dello 0,7% rispetto al 2014. Una variazione decisamente inferiore rispetto a quanto registrato a livello regionale (+7%) e nazionale (3,8%). Cuneo rimane, comunque, dopo Torino, la seconda provincia esportatrice del Piemonte con il 15,4% delle vendite regionali all’estero ma è chiaro che dobbiamo fare di più. ».
Per affermarsi sui mercati esteri, però, il sistema cuneese deve essere capace di evolvere. «Siamo tutti consapevoli dell’importanza di crescere all’estero, una strada che molte nostre imprese hanno intrapreso da tempo ma, per massimizzare i benefici di questo passo significativo, è necessario poter contare su una chiara visione strategica e su una organizzazione adeguata. Essere presenti all’estero è fondamentale ma difficile, soprattutto per le nostre imprese, per la maggior parte piccole, medio-piccole o poco strutturate. Esportare comporta misurarsi con distanze geografico-culturali, valute diverse, dazi, barriere doganali e rischi operativi di varia natura. Non può partire la piccola azienda da sola e andare in giro per il mondo».
Secondo il presidente dei giovani imprenditori di Confindustria Cuneo diventa allora indispensabile saper fare rete. «Da soli e senza esperienza non si va da nessuna parte o quasi. Dobbiamo muoverci in modo aggregato e coordinato per vendere il “sistema Cuneo” e i valori del nostro territorio all’interno del più ampio sistema del Made in Italy. Guardiamo al caso di Melinda che deve essere un esempio per il Piemonte. Melinda non vende soltanto mele, vende un sistema, quello trentino, con i suoi valori e la sua immagine. Simile il caso di Würth».
In pratica, occorre «sviluppare un piano di marketing, condividere informazioni sui clienti, formare il proprio personale, partecipare a bandi dedicati all’internazionalizzazione, creare nuovi servizi, dall’assistenza post vendita all’estero fino alla creazione di una vera e propria piattaforma logistica condivisa, attraverso la valorizzazione di strutture come l’aeroporto di Levaldigi e la creazione di connessioni con i sistemi dell’alta velocità ferroviaria che permettano di far viaggiare cittadini, turisti e merci. E richiamare l’attenzione delle controparti straniere attraverso una comune vetrina nel mondo del “made in Cuneo” che sappia raccontare la storia dei nostri prodotti, delle nostre imprese e del nostro territorio. vetrina nel mondo. Un’expo permanente. Lo stesso credo valga per la Liguria, bisogna fare in modo che il pesto vengano a consumarlo in Liguria».
Gli spazi di crescita sono ampi. «Il fabbisogno di “Made in Italy” all’estero è in continuo aumento, il Made in Italy è il terzo brand al mondo dopo Coca Cola e Visa, e c’è un giro d’affari notevole sulla contraffazione dei nostri prodotti, circa il 30% del venduto».
Occorre però migliorare i servizi. «Il turista sa dove c’è il bello e c’è il buono, quindi più che promozione servono servizi funzionanti. E noi abbiamo scarsi collegamenti aeroportuali e autostradali, l’autostrada A33 Asti-Cuneo detiene il triste primato di “Cenerentola d’Italia”, disponiamo di strade statali sottodimensionate e poco manutenute e un sistema ferroviario slow con connessioni poco funzionali, comprese quelle con la Liguria. È una vita che si parla di porti e retroporti e alta velocità ma siamo sempre indietro. Per quanto riguarda le merci e anche i passeggeri. Pensiamo alle potenzialità turistiche che hanno insieme Liguria e Piemonte. Mare e monti a brevissima distanza, cose impensabili per chi vive a New York o in Texas. Bisogna però che il trasporto pubblico migliori. Giovanni Agnelli se ne andava in poco tempo al mare e in montagna viaggiando in elicottero, tutti ne parlavano, ma con una buona rete trasportistica anche il cittadino comune può fare la stessa esperienza, senza bisogno dell’elicottero».Il sistema economico cuneese come quello ligure ha bisogno non soltanto di esportare ma di attrarre imprese. «Qui – precisa Galleano – è indispensabile l’intervento dello Stato. L’imprenditore straniero sa già come si lavora in Italia, conosce la qualità del nostro prodotto, visto che il Made in Italy è il terzo brand al mondo, ma quando deve allocare l’impresa considera anche altri fattori come quello fiscale, il costo del lavoro, l’efficienza della giustizia civile. Sono settori in cui deve intervenire lo Stato».