La questione dell’accoglienza profughi a Savona è ormai diventata un caso politico.
La causa scatenante del polverone che si è alzato nei giorni scorsi è stata la richiesta, da parte della Prefettura, di allestire un centro di prima accoglienza nel quartiere di Legino, periferico e molto popoloso. La sezione locale della Caritas si è detta disponibile a gestire la struttura nell’ex campo di calcio Don Aragno.
Subito si è però alzata la protesta degli abitanti della zona, che si sono radunati in piazza per dire “No” al campo. Una protesta a cui hanno preso parte alcune delle figure istituzionali che amministrano Savona da poche settimane, tra le quali Paolo Ripamonti, assessore leghista.
Il Pd ha ritenuto «inammissibili» la partecipazione e le parole di Ripamonti nell’occasione, annunciando di voler presentare una mozione in consiglio comunale a sindaco e giunta. «Chiederemo di partecipare alle riunioni coordinate dalla Prefettura con gli enti locali, per garantire l’individuazione di soluzioni in tempi rapidi».
Non si è fatta attendere la replica di Ilaria Caprioglio, neo sindaco di Savona. «Non accetto lezioni dal Partito democratico sulla gestione dell’emergenza migranti – ha detto Caprioglio – dal momento del mio insediamento a sindaco, ho partecipato a tutte le riunioni convocate dal prefetto sulla questione migranti, cercando di contribuire con valide soluzioni; ho partecipato anche all’ultima, nella quale la Prefettura ha reso noto di essersi accordata con la curia, senza che l’amministrazione comunale abbia avuto alcuna voce in capitolo. Stiamo proseguendo nel trovare possibili alternative, contemperando da una parte le esigenze di accoglienza e di attenzione ai migranti e dall’altra quelle di tutela dei cittadini savonesi».
A oggi i migranti seguiti a Savona dalla Caritas o da altri enti sono 184, ospitati in comunità, tra le quali il seminario vescovile, o in appartamenti della città.