Una banca può essere piccola ma solida, e può crescere, se bene amministrata. Una governance attenta, magari garantita dalla presenza dei proprietari, un rapporto diretto con il cliente, possono compensare la mancanza delle economie di scala che si possono permettere i grandi gruppi, È quello che pensava Agostino Passadore, all’inizio degli anni Ottanta, quando la banca di cui la sua famiglia era maggiore azionista ha corso il rischio di finire nell’orbita di un gruppo bancario poi travolto da un drammatico tracollo. Non sappiamo se Agostino Passadore avesse intravisto qualche crepa dietro la facciata della controparte, forse desiderava soltanto che la banca di famiglia restasse indipendente e ancorata alla realtà ligure, fatto sta che ha condotto, in tempo, una coraggiosa operazione di ricollocamento delle azioni della Passadore presso imprenditori e famiglie, in prevalenza liguri e piemontesi. Oggi gli azionisti sono circa 150 e la Banca Passadore & C. nella sua insegna porta la scritta “banca privata e indipendente fondata a Genova nel 1988”. Dopo Agostino Passadore, mancato nel 2011 a 85 anni, alla guida della banca sono due suoi figli, Augusto, presidente, e Francesco, amministratore delegato.
Le cose vanno come Agostino aveva auspicato. La banca è solida, la sua dotazione patrimoniale rimane su livelli elevati: l’indice “Cet 1 ratio” si è attestato a fine 2015 al 13,35, valore tra i più brillanti in Italia per una banca commerciale. E cresce. Anche nell’esercizio 2015 la Passadore ha registrato una crescita costante in tutti i principali aggregati patrimoniali ed economici di bilancio. Le performance ottenute sono da considerare particolarmente brillanti alla luce del difficile scenario macroeconomico e di mercato in cui la Banca stessa si è trovata ad operare. La crescita dei depositi, che la Banca non ha mai sollecitato con politiche di pricing particolarmente aggressive, ha confermato ancora una volta la favorevole considerazione di cui la Passadore beneficia presso la clientela.
La raccolta diretta in milioni di euro è stata nel 2012 1.641 milioni di euro, nel 2013 1.759, nel 2014 2.025, nel 2015 2.178. Gli impieghi clientela nel 2012 1.243 milioni, nel 2013 1.336, nel 2014 1457, nel 2015 1.506. L’utile netto nel 2012 10,0 milioni, nel 2013 12,0, nel 2014 15,3, nel 2015 14,5. Il patrimonio nel 2012 139,3 milioni, nel 2013 151,1, nel 2014 161,5, nel 2015 167,4.
Nel 2015 i volumi riconducibili al risparmio gestito hanno raggiunto, a fine esercizio, il controvalore di 1,772 miliardi di euro, pari al 40% della raccolta indiretta. Pur in un contesto assai concorrenziale e poco favorevole dal punto di vista macroeconomico, è proseguita la strategia orientata allo sviluppo del private banking, con l’ulteriore inserimento di personale qualificato in grado di assicurare il tradizionale servizio ad elevato standard qualitativo.
L’utile netto rispetto al 2014 è sceso del 4,8% ma sul dato ha inciso in misura rilevante – oltre 1,6 milioni di euro – la contribuzione straordinaria a fondo perduto destinata al risanamento di quattro banche in default, stabilito a novembre dalla neocostituita “Autorità di Risoluzione Nazionale”. L’utile netto gestionale del periodo, al lordo di questa voce straordinaria, ammonta a 15,6 milioni di euro, in ulteriore crescita (+2,4%) rispetto all’esercizio precedente. Al lordo degli interventi straordinari di salvataggio la Passadore ha conseguito per il quarto anno consecutivo il miglior risultato di bilancio della sua storia.
Gradualmente la banca genovese è cresciuta anche per linee esterne, aprendo filiali. Il nucleo centrale resta composto da Genova (nove punti, tra cui la sede direzionale in via Vernazza), dal resto della Liguria (cinque filiali, a Chiavari, Imperia, Bordighera, Albenga, La Spezia) e dal Piemonte (cinque filiali, a Torino, Alba, Aosta, Alessandria, Novi Ligure), ma uno sportello è stato aperto anche a Parma, Brescia, Milano, Firenze, Roma.
Nel maggio 2015, con l’obiettivo di consolidare legami esistenti da più di trent’anni, la Passadore ha acquisito una partecipazione del 9,9% nel capitale del Banco di Credito P.Azzoaglio, a sua volta storicamente presente nella compagine azionaria dellistituo genovese con una quota oggi del 3,7%. L’operazione è stata effettuata «con il principale obiettivo di attivare reciprocamente vantaggiose forme di collaborazione in termini commerciali in un’area economicamente molto vivace, oltre che di instaurare interessanti sinergie tra le due banche nel settore organizzativo e amministrativo».
La banca assume, ringiovanendo l’organico. Il personale al 31 dicembre 2015 risultava composto da 387 unità a fronte delle 378 dell’anno precedente, con un incremento di 9 unità derivante da 25 assunzioni e 16 cessazioni. I nuovi inserimenti hanno riguardato il potenziamento della rete commerciale (9 unità), dell’area Information & Communication Technology (5 unità), delle diverse aree amministrative (6 unità) e dell’area Finanza-Titoli (5 unità). Nel numero delle cessazioni sono ricompresi alcuni accordi di esodo incentivato, peraltro con impatto economico non particolarmente rilevante e comunque finalizzato al contenimento complessivo dei costi nel tempo oltre che alla razionalizzazione degli organici. È proseguita, anche nell’anno appena concluso, la politica di assunzioni riguardante giovani che avevano brillantemente compiuto in precedenza presso la Banca tirocini formativi. Gli accordi di collaborazione avviati con l’Università Luigi Bocconi di Milano e con la Luiss Guido Carli di Roma, oltre a quelli da tempo stretti con l’Università Genova, permettono di individuare profili particolarmente interessanti e di indubbio valore.