Il centrodestra va ristrutturato, in primo luogo costruendo un centro con idee, programmi, una visione del paese in grado di aggregare consensi e ottenere la forza di guidare una coalizione. L’unità di per sé non è sufficiente. Lo ha dichiarato l’ex ministro Claudio Scajola questa sera in un incontro con la stampa a Genova, annunciando che parteciperà attivamente a questo processo di ristrutturazione.
«Io credo – ha premesso – che anche il più bravo politologo, e io non lo sono, non si possa cimentare in un’analisi del voto come quello delle ultime amministrative, perché abbiamo a che fare con un dato anomalo, controverso, diverso da città a città. Ma una cosa credo si possa dire: laddove i candidati apparivano con un linguaggio di maggiore serenità, di novità ma anche di moderazione, hanno avuto un premio».
Scajola è partito da un’analisi del voto delle ultime amministrative, dove i casi opposti sono quelli di Milano e di Roma.
«Quella di Milano – ha precisato l’ex ministro – è un’unione del centrodestra che è una condizione messa da Parisi per fare il candidato ma non è un modello, è la storia. Abbiamo messo in piedi quello che c’è sempre stato. È la storia. Poi qualcuno se ne è andato e una parte di chi se ne è andato, non tutti, è stata riaggregata nella colazione di Parisi. Non è una novità. Ha funzionato perché Parisi interpretava nel modo migliore la capacità, con un programma serio, di governare Milano. A Roma c’è stato un gran pasticcio, forse se Salvini e la Meloni avessero accettato fin dall’inizio Marchini probabilmente al ballottaggio ci sarebbe Marchini contro la Raggi. Un pasticcio. Però – ha sottolineato Scajola – non basta dire ci vuole un modello dove si è uniti, è necessario che noi come moderati illustriamo una nostra proposta per avere un ruolo guida in una coalizione. Ci vuole un ruolo guida dei moderati che oggi non c’è, e per averlo ci vogliono un programma, una prospettiva, delle idee, una visione».
Quindi «il centrodestra va ristrutturato. Mi pare – ha osservato Scajola – che adesso lo dicano tutti, io facevo l’uccello del malaugurio ma lo dico da tre anni, adesso mi pare venga detto un po’ da tutti, anche da coloro che contrastavano quello che dicevo io. C’è una scomposizione delle forze politiche a destra e a sinistra che dovrà riportare a una ricomposizione, ma bisogna ragionare facendo politica con la P maiuscola. Anche sul referendum bisogna fare politica con la P maiuscola e non pensare che il referendum serva a fare cadere Renzi. Il referendum deve servire per migliorare la nostra costituzione e quindi si deve dibattere sul tema».
Quanto al referendum, secondo Scajola «la posizione di Berlusconi non è ancora definita. Credo – ha aggiunto l’ex ministro – che si debba attendere l’esito di questi ballottaggi, che si dovrà aprire un dibattito, come è naturale, e tenere presente che oggi c’è necessità di riuscire a modificare questa confusione sulla legislazione concorrente tra Stato e Regioni, che abbiamo sempre contrastato come Forza Italia e come centrodestra e che adesso non credo dobbiamo ostacolare. Dobbiamo essere coerenti con la nostra storia e con noi stessi. Questo non significa fare cortesie a Renzi. Valutiamo. Io non ho ancora deciso cosa dirò e come mi comporterò nei prossimi mesi. Dico solo che non ci vuole fretta e non si può ragionare sulla riforma della Costituzione in funzione anti Renzi».
Ma il problema di base è che il centrodestra così come è, «si è visto anche in queste amministrative, sovente, troppo spesso, non viene capito dagli elettori. Il centrodestra deve avere un centro forte e, quindi, sì uniti ma uniti dopo che si è costruito un centro che abbia peso, che sappia in indicare prospettive alla gente. Ecco perché credo che si debbano unire tutti i moderati, messi insieme su un programma, su delle regole, con occasioni di incontro, di dibattito. Bisogna parlarsi, ascoltare, confrontarsi, anche con chi ha idee diverse. Bisogna fare questo. Fatto questo, si possono fare le alleanze».
A Savona «abbiamo ottenuto un buon risultato, a dimostrazione che a Savona non c’era un buon giudizio sull’amministrazione uscente, e i 5 Stelle hanno cavalcato la protesta e sono stati sconfitti. È un buon segnale, anche se la coalizione di centrodestra non era tutta insieme, perché c’era una parte che appoggiava la candidata del centrosinistra. Ma il problema resta questo: cerchiamo di mettere insieme luoghi di dibattito e di confronto e indicare delle prospettive. Se si fa la politica dei vertici vedo che siamo sempre più lontano dal popolo».
A questo dibattito per la ricostruzione del centrodestra Scajola intende partecipare: «credo che la politica, che io intendo sempre con la P maiuscola, sia sempre questione di cui tutti dovrebbero interessarsi. C’è la disaffezione da parte di molti cittadini e di molti chela politica l’hanno fatta, per me è una scelta di vita, quando uno bussa alla mia porta io l’apro, quando uno vuole parlare con me io l’ascolto, dò il mio consiglio. Ritengo ci sia bisogno non soltanto di unire ma prima di dire qualcosa, di avere una visione, riuscire a programmare, a indirizzare l’opinione pubblica, verso un futuro. In quale modo e in quale ruolo non lo so ma sicuramente io ci sono e ci sarò».
Potrà essere Giovanni Toti, l’attuale governatore della Liguria, il leader del nuovo centrodestra? «Toti fa il presidente della Regione, e mi pare che lo stia facendo egregiamente e quindi ora deve svolgere questo ruolo». Quello della leadership «è un problema che viene dopo. Questo è l’errore, la semplificazione della politica. Prima di decidere chi, quale sarà la squadra, prima bisogna mettere insieme tutte le energie su un progetto, un’idea, un programma. Dobbiamo conciliare delle cose con i nostri alleati. Qual è la nostra posizione nei confronti dell’Europa? Noi non siamo con la Le Pen, non potremo mai essere con la Le Pen, non potremo essere nel gruppo parlamentare europeo insieme con la Le Pen, non siamo per i populismi e la demagogia. Si può costruire un’alleanza per trovare una mediazione, ma per fare una mediazione ci vuole prima un nostro progetto. Dobbiamo costruire il progetto dei moderati in Italia».
«Non è possibile – conclude Scajola – che FI abbia preso il 4 per cento a Torino, il 4 a Napoli, bisogna evidentemente ricreare un collegamento con la gente e il collegamento si costruisce con i programmi, le prospettive e i luoghi di incontro. Ci vuole il territorio. Se il territorio non c’è, se il territorio non si sente considerato, pensare di avere successo è come pensare che un albero possa stare in piedi senza le radici. Non ci sta».