È da oggi disponibile per i floricoltori la seconda versione dell’analisi sui «Costi della produzione della floricoltura ligure negli anni 2012 e 2013», che tiene conto dei risultati tecnico-economici osservati su anemone, ranuncolo, piante aromatiche, mimosa, ginestra e ruscus. L’analisi dei conti colturali compara due anni successivi di osservazione, con un obiettivo duplice: il primo per gli imprenditori agricoli, al fine di facilitare e supportare le scelte decisionali e di consentire azioni di benchmarking delle performance aziendali. Il secondo è per i dirigenti politici e amministrativi, che possono trovare informazioni di supporto alle loro scelte.
La raccolta delle informazioni ha avuto come riferimento l’annata produttiva 2012-2013 (1 luglio 2012-30 giugno 2013) e 2013-2014 (1 luglio 2013-30 giugno 2014) e ha interessato una quarantina di aziende florovivaistiche per un totale di circa sessanta rilevazioni distribuite tra otto diversi processi produttivi di cui sei riferiti a fiori recisi (anemone, ranuncolo da seme e “clone”, mimosa, ginestra e ruscus) e due da vaso (margherita, piante aromatiche). La rilevazione è stata svolta dai tecnici del Centro Servizi per la Floricoltura della Regione Liguria (Csf) di Sanremo e il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (Crea) si è occupato di verificare le informazioni strutturali ed economiche raccolte e quindi di procedere all’elaborazioni delle medesime. Il Crea si è avvalso della procedura informatica “Osservatorio Economico del comparto Florovivaistico Ligure”.
Lo studio offre innanzitutto una panoramica congiunturale, da cui emergono i punti di forza e debolezza del comparto. Secondo l’Istat, il valore della produzione agricola ligure nel 2014 è di circa 474 milioni di euro, di cui 407 milioni circa (pari all’83%) sono riferibili alla floricoltura, la cui produzione si concentra per oltre la metà nell’imperiese. Nelle sintesi finali «si osserva che le produzioni analizzate presentano rese molto diversificate a seconda della stagione e pertanto il prezzo che riescono a spuntare può variare molto rendendo alquanto difficoltosa la programmazione. In particolare i risultati economici del fiore reciso “mediterraneo” (anemone, ranuncolo “seme” e “clone”) sono risultati buoni ma, a causa delle ridotte superfici di coltivazione destinati a queste produzioni, è necessario che l’azienda floricola produca un mix di prodotti e/o si strutturi in modo multifunzionale integrando all’attività primaria quella legata alle attività complementari (agriturismo, fattorie didattiche, …). Analogamente accade per la mimosa, unica fronda che mostra buoni risultati economici in entrambi gli anni mentre per il ruscus e per la ginestra si osservano risultati negativi. Ancora nel caso delle piante in vaso le performance economiche oscillano fortemente nel biennio in esame, mentre nel caso delle aromatiche esse manifestano un deciso miglioramento nel 2013 rispetto all’anno precedente. Infine, la ricerca mette in luce la necessità di un monitoraggio costante dei costi di produzione al fine di individuare le potenzialità competitive delle aziende del Distretto Florovivaistico del Ponente Ligure di contrastare sempre più efficientemente le debolezze delle medesime».
Lo studio è edito dal Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi in economia) e realizzato nell’ambito di una convenzione stipulata tra l’Istituto regionale per la floricoltura (Irf) di Sanremo e l’Istituto nazionale di economia agraria (Inea) attuale Centro di politica e bioeconomia dello stesso Crea.