Circa 200 operai della Tirreno Power hanno manifestato oggi davanti ai cancelli della centrale di Vado Ligure (Savona) per chiedere quale sarà il loro futuro dopo lo stop delle attività imposto dalla magistratura nel marzo 2014 per violazioni alle norme ambientali.
«Nessuno conosce il futuro dei lavoratori – dice Maurizio Perozzi della Rsu – L’azienda ci ha fatto sapere che per il momento non ha intenzione di stilare un un piano e non sappiamo se lo farà nei prossimi mesi. Manca un progetto per la sopravvivenza di questa azienda e davanti abbiamo la fine dei contratti di solidarietà. E la politica?»
Sulla questione oggi è intervenuta la parlamentare del Pd Anna Giacobbe. «Il 19 aprile – ricorda Giacobbe – il presidente del consiglio Renzi, intervenendo al Senato, ha parlato, anche in qualità di ministro delle Attività Produttive ad interim, della politica energetica nazionale e ha annunciato in esplicito la scelta che in Italia le centrali a carbone andranno chiuse, e ha usato l’espressione “ senza perdere un posto di lavoro”. Gli impianti a carbone della centrale di Vado Quiliano sono chiusi da oltre due anni: la responsabilità nazionale per l’ “uscita dal carbone”, con la definizione di tempi e modi, per creare alternative di lavoro e di crescita economica nei siti interessati, deve valere anche per il nostro territorio».
Secondo Giacobbe, «le verifiche sulla situazione ambientale e sulla salute dei cittadini, che gli enti locali rivendicano da tempo, non possono essere rinviate o eluse. Come hanno detto i sindaci di Vado e Quiliano, la Regione Liguria e il Governo nazionale hanno il dovere e la possibilità di fare uscire la vicenda della centrale di Tp di Vado e Quiliano da una situazione di rischio e di incertezza, richiamando l’azienda alle proprie responsabilità».
«Stiamo lavorando – conclude la parlamentare – alla predisposizione di una interrogazione parlamentare per sollecitare, anche con quello strumento, il Mise e la presidenza del consiglio a riaprire con urgenza un confronto impegnativo tra tutte le parti, istituzionali e sociali, inquadrando quella vicenda nelle scelte di politica energetica industriale ed ambientale e assicurando gli ammortizzatori sociali necessari».