Il tema dei crediti deteriorati ha catturato l’attenzione (non solo mediatica) a partire dalla fine di novembre, in realtà non riguarda solo il sistema bancario italiano, ma tutta l’Europa e si confronta con un tasso di crescita del Pil contenuto nonostante gli interventi delle autorità monetarie.
Andrea Mereta, private banker della sede genovese della Banca Cesare Ponti spiega; «L’attenzione degli investitori sulle banche italiane è cresciuta in questi mesi e non è stato accolto di buon grado l’accordo tra governo e Ue sulla gestione delle sofferenze attraverso la creazione di “bad bank“, ossia la cessione di parte delle sofferenze creditizie in carico al sistema bancario italiano. La reazione non positiva non è da ricondursi solo alla qualità e ai meccanismi di funzionamento della cosiddetta bad bank, ma soprattutto alla tensione sui mercati finanziari internazionali che ha prodotto molta volatilità in aggiunta ai timori sulla crescita economica e al calo dei costi delle materie prime. C’è stata perciò una certa difficoltà di valutazione del veicolo bad bank».
Mereta ricorda che le banche sono solide sia a livello patrimoniale e sia di liquidità finanziaria disponibile: «Lo dimostrano i dati sui risultati preliminari di bilancio dello scorso anno. La maggior parte delle banche presenta coefficienti patrimoniali e indici di liquidità molto superiori ai parametri minimi richiesti dalla Banca Centrale Europea, ma anche rispetto alle previsioni degli analisti. C’è un tema che però è diventato di particolare attualità: l’attenzione su alcuni aspetti dei bilanci bancari: in particolare sul contenimento dei costi di gestione, tanto che il governo si è mosso in questo senso».