I vescovi liguri in un comunicato congiunto prendono posizione sulla vicenda delle unioni civili. «Oggi – si legge nel comunicato – è in gioco la stessa realtà familiare nella sua universale natura di un uomo e una donna uniti in matrimonio».
«È ingiusto – spiega il comunicato – mettere sullo stesso piano realtà diverse che richiedono, pertanto, di essere considerate ognuna in modo proprio, senza che ciò sia ritenuto una discriminazione. Normative che, pur senza parlare di matrimonio, riconoscono gli stessi diritti della coppia sposata a convivenze diverse, contraddicono la specificità e l’unicità della famiglia. D’altronde, l’ordinamento civile già riconosce in modo ampio i diritti individuali per i componenti di altre forme di convivenza. Inoltre – precisa il documento – è inevitabile che si producano conseguenze gravi a diversi livelli».
Sul piano sociale: «viene svilito l’istituto della famiglia, e la società perde il suo fondamento naturale, nonché il suo futuro che è garantito dalla procreazione dei figli e dalla loro educazione a vivere insieme nella fiducia e nella solidarietà. Anche per queste ragioni lo Stato si impegna con la famiglia, assumendo dei doveri verso di lei attraverso politiche di promozione e sostegno, che chiediamo siano veramente concrete, consistenti ed efficaci. È noto che non pochi sono i giovani che desiderano farsi una famiglia e invece non possono».
Sul piano culturale: «nella coscienza collettiva viene meno l’identità propria e unica della famiglia».
Sul piano pedagogico «come ulteriore conseguenza, le istituzioni educative saranno tenute a insegnare un ventaglio di ipotesi affettive che, in contraddizione con il piano della creazione, non aiutano la formazione integrale della persona e accrescono la confusione dei bambini».
«Confidiamo – conclude il documento – che quanti hanno responsabilità politiche, sappiano assumere decisioni chiare e sagge, liberi da indebite pressioni da parte di organizzazioni internazionali, convinti che il vero progresso sta innanzitutto nel bene dei bambini che sono i più esposti e indifesi».