Secondo gli ultimi dati Infocamere, il Liguria si contano 85 startup innovative. 68 a Genova (di queste, una ha sede a Lavagna), otto nel savonese, sette nello spezzino e due nell’estremo ponente (Imperia e Ospedaletti). Ancora poche: la nostra regione è al quintultimo posto in Italia (in cui il totale ammonta a 5.145 realtà), davanti solo a Valle d’Aosta (11), Molise (20), Basilicata (35) e Umbria (76).
L’innovazione è terra fertile in molte regioni del Sud, come Abruzzo, Calabria, Campania, Puglia e Sardegna, con numeri (compresi tra i 111 dell’Abruzzo e i 309 della Puglia) di gran lunga superiori ai nostri. A fare la parte del leone ci pensa invece la Lombardia, che con ben 1.126 startup è la regina dell’innovazione in Italia. Seguono l’Emilia Romagna (579) e il Lazio (502).
Poche anche le Pmi innovative, 101 in totale in Italia. In Liguria se ne contano appena sei: cinque a Genova (Aitek, Ifm Infomaster, Manydesigns, QXperts Italia e Regula) e una, Treecube, ad Arcola (La Spezia). Anche in questo caso i numeri più alti si contano a Milano e dintorni (22 pmi), mentre nelle altre regioni, escludendo Valle d’Aosta, Calabria, Sardegna e Sicilia, che contano una o due realtà, il panorama è piuttosto equilibrato e viaggia tra le quattro e le nove Pmi innovative per regione.
Ma quali sono i punti in comune e le differenze tra le due realtà imprenditoriali dell’innovazione? In entrambi i casi si tratta di società di capitali, costituite anche in forma di società cooperativa. Devono avere la sede principale in Italia o, se residenti nell’Unione europea, contare almeno una filiale nel nostro Paese. Sia startup, sia Pmi non devono essere quotate in borsa, ma per le Pmi esiste un’eccezione: possono quotarsi su una piattaforma multilaterale di negoziazione, cioè, secondo quanto descrive Consob, “un sistema alternativo ai mercati regolamentati di tipo multilaterale il cui esercizio è riservato a imprese di investimento, banche e gestori dei mercati regolamentati”. La startup ha, per definizione, una delimitazione temporale: deve essere nuova o attiva da meno di cinque anni, a differenza della piccola e media impresa. Questa, al contrario, deve essere in possesso di almeno un bilancio certificato: di conseguenza, la definizione di “Pmi innovativa” non si applica a società nuove. Infine, un’altra differenza è determinata dalle dimensioni del fatturato che, nel caso delle startup, non può superare i 5 milioni all’anno, mentre per le Pmi innovative deve essere inferiore ai 50 milioni.