Guerra e pace. Dal fuoco di fila di Federalberghi contro case vacanza, affittacamere, bed & breakfast e affitti turistici, fino alla proposta al “nemico” di associarsi sotto lo stesso grande mantello di Confcommercio. Tregua. A Sanremo e in provincia di Imperia il turismo è in crescita (più 4,25% gli arrivi e più 2,26% le presenze a luglio e agosto), ma il presidente di Federalberghi della città dei fiori Igor Varnero, dalla scorsa estate, ha lanciato una guerra santa contro la concorrenza sleale. Evasori, secondo Varnero, sono tutti coloro che mettono annunci sui portali di prenotazione, appartamenti di cui però non si trova traccia negli elenchi delle comunicazioni d’inizio attività o nel registro imprese. Centinaia di annunci fantasma denunciati dalla stessa Federalberghi alle autorità competenti, a fronte di un numero ancora troppo ristretto di strutture emerse.
Ma oggi i piccoli proprietari immobiliari, quegli stessi che pubblicano gli annunci su Homelidays, Airbnb, Homeaway o che si affidano alle agenzie intermediarie, escono allo scoperto: «Affermazioni pretestuose – dice Rinaldo Sartore, proprietario di un appartamento a Sanremo – è come se dicessimo che baristi e pizzerie sono tutte fuorilegge perché qualcuno non fa lo scontrino. Fino a poco tempo fa nessuno sapeva dare indicazioni precise, ora le cose stanno cambiando».
Indignati, chiedono e ottengono un incontro con gli assessori al turismo e alle attività produttive di Sanremo Daniela Cassini e Anna Asseretto: «Siamo una categoria», fanno capire i piccoli proprietari. Chi non paga le tasse, insomma, se ne assume la responsabilità: «Se a Federalberghi conoscono i nomi degli evasori, li facciano», insiste il proprietario Sartore. Ma Federalberghi rilancia, teme la concorrenza: «Tutti devono rispettare norme edilizie, di sicurezza, lavoro», attacca ancora Varnero, che apre la la porta di Confcommercio: «Si iscrivano alla nostra associazione».
Il direttore provinciale Claudio Roggero frena: «Da noi si associano solo le partite Iva». Con i proprietari, insomma, si possono configurare forme di collaborazione. O un negoziato di pace. Già, perché a differenza di case vacanza e affittacamere, chi affitta meno di tre appartamenti, per sole finalità turistiche, senza offrire servizi accessori come il cambio biancheria o l’erogazione dei pasti, non è assoggettato al regime d’impresa. «Stiamo valutando come organizzarci – risponde il proprietario Sartore – e se Confcommercio ci desse questa opportunità siamo pronti ad accoglierla. Qui nessuno vuole la guerra».
La normativa è poco conosciuta anche dagli stessi “belligeranti” che parlano di sharing economy quando è chiaro che si tratta di pura e semplice messa a reddito di beni immobiliari, peraltro piuttosto ben normata. Liguria Business Journal prova a fare chiarezza, con l’aiuto di Mario Fiamigi, vicepresidente nazionale dell’associazione dei proprietari Appccon sede a Genova: «Finché parliamo di veri affitti turistici – spiega – la tipologia di contratto è libera e non è legata a un modello specifico». Non c’è obbligo di registrazione dei contratti d’affitto per periodi inferiori a trenta giorni, ma una legge del 1991 dice che ogni contratto di locazione dev’essere redatto quantomeno in forma scritta. Il proprietario, prima di pubblicare l’annuncio, deve inviare il modello di comunicazione agli uffici regionali (ex provinciali) delle strutture extra-alberghiere, che contiene anche le numerose prescrizioni per il rispetto degli standard di ospitalità, prezzi massimi e minimi. Quindi accreditarsi con la questura per la segnalazione degli alloggiati nel portale nazionale. Sul capitolo tributi, li pagano solo i proprietari o usufruttuari e non i comodatari. Chi sceglie l’Irpef paga con la sua aliquota, cumula reddito e detrae spese mediche o di ristrutturazione. Altrimenti sceglie l’opzione della cedolare secca al 21% in sede di dichiarazione, indicando i periodi d’affitto.