In Liguria diminuisce la raccolta dei Raee, Rifiuti e apparecchiature elettriche ed elettroniche, ma la nostra regione riesce a rimanere virtuosa e soprattutto in linea con gli obiettivi di raccolta stabiliti dalla normativa europea. Lo dicono gli ultimi dati del Centro di coordinamento Raee, secondo i quali il calo registrato in regione nel 2014 rispetto al 2013 è pari al 2%.
Sono oltre 7.900 le tonnellate di rifiuti elettrici ed elettronici raccolti in Liguria (contro le 8.100 del 2013), pari a 5 chilogrammi pro capite (contro la media nazionale 3,8 kg). Una diminuzione dovuta sostanzialmente agli effetti della crisi economica, che ha “costretto” i liguri a rimandare ancora di qualche tempo la sostituzione del vecchio frigorifero o della vecchia lavatrice. Ma i primi rilevamenti del 2015 sono positivi: l’andamento in dica una ripresa della raccolta (+4,19%).
In Liguria, dove sono presenti 75 centri di raccolta comunale (34 in provincia di Genova, 23 a Savona e 9 a Imperia e La Spezia), troviamo al primo posto il raggruppamento R1, che comprende il settore “freddo e clima”, con oltre 345.600 kg raccolti. Seguono R2 (grandi bianchi, cioè lavatrici, asciugatrici e lavastoviglie), con 283.290 kg e R3 (Tv e monitor), con 271.243 kg. Il gruppo R4, che comprende i piccoli Raee (telefonini, piccoli elettrodomestici e tutto ciò che è alimentato con pila, a cui si sono aggiunti recentemente i pannelli fotovoltaici), è quello su cui si sta cercando di puntare maggiormente, anche a livello europeo, per incrementare la differenziata. Solo l’8% viene differenziato (circa 125 mila kg nel 2014 in Liguria). Ancora meno (0,5%) le sorgenti luminose (gruppo R5), poco più di 25 mila kg.

«È ancora molto ampio il gap tra i prodotti che vengono immessi sul mercato in Italia, circa 800 mila tonnellate nel 2014, e quello che viene raccolto e differenziato, circa 231 mila – spiega Fabrizio Longoni, direttore generale centro di coordinamento raee – L’Unione europea ci impone una percentuale di almeno il 65%, mentre oggi in Italia siamo sul 30% circa. Ma non si tratta di un problema solo italiano: le stesse situazioni, anche peggiori, si verificano in altri Stati europei e per incrementare la differenziata si cerca di puntare soprattutto sui piccoli Raee». Se la cultura della differenziata è più diffusa e “intuitiva” nella raccolta di determinati materiali, dalla carta alla plastica o al vetro, si rileva una minore attenzione verso altri tipi di prodotti: cellulari, vecchi telepass, piccoli elettrodomestici. È più facile che questi finiscano direttamente nel bidone della spazzatura indifferenziata, con conseguenti danni all’ambiente.
Al contrario, anche un singolo telefonino deve essere smaltito correttamente, perché al suo interno è presente una molteplicità di materie diverse che dovrebbero affrontare un preciso iter: «Il primo passo è la raccolta del vecchio cellulare nel centro in cui viene acquistato il telefonino nuovo – commenta Longoni – Si tratta di una pratica ormai definita da aprile 2014 con una legge europea: il distributore è parte attiva nel ciclo della differenziata e si incarica di ricevere gratuitamente il vecchio elettrodomestico e di portarlo (o farlo ritirare) dal centro di raccolta comunale. Da qui il telefonino arriva al centro di trattamento dove le singole parti vengono smistate: la batteria sarà separata in un impianto esclusivo, la plastica tritata e separata, così come la scheda, costituita da una miriade di elementi che vengono estratti tramite procedimento meccanico e chimico. Anche lo schermo, che contiene cristalli liquidi, viene trattato separatamente».
Ma la poca “sintonia” tra quantitativi immessi sul mercato e quelli recuperati non riguarda solo i piccoli Raee (in Italia delle 384 mila tonnellate immesse sul mercato ogni anno solo 44 mila vengono raccolte per essere smaltite in modo efficiente). Il problema riguarda anche grandi elettrodomestici: «Molti rifiuti, come per esempio i frigoriferi, vengono smaltiti in modo illecito − dice Longoni − alcune parti vengono recuperate e vendute e altre rimangono abbandonate come fossero carcasse. Qualcosa inoltre viaggia anche verso l’estero: in questo caso, non come rifiuto, ma come elettrodomestico usato. Questo spiega il fatto che in Italia sulle 300 mila tonnellate di prodotti come frigoriferi o lavatrici messi sul mercato, solo 60 mila circa vengano recuperati».