Il 2014 è stato un anno record per il porto di Genova. E lo è stato anche per le imprese lombarde che lo hanno utilizzato per le proprie esportazioni. Un trend consolidato nei primi 7 mesi del 2015 con un’ulteriore crescita del 2%, ottenuta proprio grazie a un’ottima performance dell’export della Lombardia “via Genova”, con un segno positivo di oltre il 6%.
I dati emergono dall’indagine a cura di Oxford Economics, in collaborazione con Vito de Ceglia, giornalista economico ed esperto di trasporti, presentata oggi nel capoluogo lombardo durante il convegno “Milano riscopre il suo porto. Perché Genova è la scelta più conveniente per le aziende lombarde”. L’incontro è stato organizzato da Assagenti, Assolombarda e The Medi Telegraph. «In un periodo caratterizzato dalla crisi globale e dalla recessione italiana ― spiega Emilio Rossi, presidente di EconPartners e senior advisor di Oxford Economics ― con una debolezza sia delle esportazioni sia delle importazioni, il traffico complessivo di container dalla Lombardia verso il Porto di Genova è aumentato in 5 anni di oltre il 30% in tonnellate, a una media del 6% di incremento annuo, superando del 12,5% il picco pre-crisi del 2007».
Nonostante questi dati positivi, il porto di Genova soffre della concorrenza dei grandi porti del Nord Europa. Le due destinazioni principali del commercio marittimo europeo sono il nord America (14,4%) e la Cina (25,2%). Confrontando per il 2014 le quote di commercio marittimo dei soli prodotti containerizzabili per l’Italia e per la Lombardia via Genova (quote sul totale commercio containerizzabile rispettivamente di Italia e Lombardia), le quote risultano essere simili verso la Cina, mentre verso il nord America la quota del commercio lombardo via Genova è meno della metà dell’analoga quota nazionale (14,4% contro il 35,9%). Si tratta di una differenza di circa il 20% del commercio “marittimo” complessivo della Lombardia che prende presumibilmente le strade del nord Europa. Inoltre, secondo un’indagine effettuata da EconPartners, anche una parte rilevante del commercio lombardo con la Cina viene sottratta al porto di Genova dai porti del Northern Range.
«Sono convinto che Genova sia il porto naturale di Milano e della Lombardia e sono altrettanto certo che si possa fare ancora molto per valorizzare questo asset a favore delle nostre aziende – commenta Mario Castaldo, presidente del Gruppo Trasporti, Logistica e Infrastrutture di Assolombarda – Aumentare la quantità e l’efficienza delle relazioni di business con i porti liguri è responsabilità delle imprese, ma le condizioni in termini di accessibilità stradale e ferroviaria, semplificazione delle procedure e strategie di pianificazione territoriale degli insediamenti spettano alla politica. Spero vivamente che il Piano per la Portualità e Logistica approvato il 6 agosto e da lungo atteso vada in questa direzione. Dal canto nostro siamo pronti a supportarne l’operato».
Le imprese dell’area milanese e lombarda hanno puntato gli occhi su Genova anche grazie all’abbattimento di barriere burocratiche, penalizzanti fino a pochi mesi fa: «Nell’ultimo anno ― afferma Rino Canavese del Gruppo Gavio ― si è concretizzato un nuovo positivo approccio dell’Agenzia delle Dogane, delle Autorità Portuali e del Corpo delle Capitanerie di Porto ai temi dell’ottimizzazione del ciclo di inoltro delle merci, che con il pre-clearing e gli strumenti messi a disposizione dalle nuove normative doganali, hanno reso possibile una riduzione nei tempi. Inoltre, la presenza delle Dogane sulle strutture retroportuali apre prospettive interessanti e permette all’import una gestione ottimizzata anche dal punto di vista economico». Un aspetto sottolineato anche da Marika Roncelli, Group Transport manager del Gruppo Candy Hoover, che su Genova ha basato la sua logistica perché, «comparata con gli scali nordeuropei, garantisce una minor congestione, oltre a costi inland più bassi».
Dopo Expo, Milano si candida a essere una delle capitali economiche mondiali: «Per affermarsi come tale – dice Gian Enzo Duci, presidente Assagenti – il collegamento con il mare, e quindi con Genova, diventa indispensabile: senza guardare lontano è quello che i francesi hanno realizzato incorporando il porto di Le Havre nell’area urbana di Parigi. Purtroppo, in un’epoca dove il concetto di distanza è da misurarsi in termini di tempo, piuttosto che di chilometri, le infrastrutture stradali e ferroviarie attuali rappresentano la vera barriera allo sviluppo del capoluogo lombardo».
La struttura del settore logistico in Italia (incluso il Nord Italia) soffre di eccessiva frammentazione e di dimensioni medie ridotte (la Cassa Depositi e Prestiti nel 2012 ha censito 46 terminal intermodali e 20 interporti, la maggior parte nel Nord Italia). L’altro fattore di debolezza è costituito dall’eccessiva frammentazione del settore degli spedizionieri: in Italia lavorano 220 mila case di spedizioni e trasporto, di cui oltre il 60% con un solo camion.