Più lealtà e trasparenza nel settore della pesca. E soprattutto, occhio alla provenienza del pescato. Questi i punti di partenza del convegno che si è svolto nella prima giornata di Slow Fish e che ha visto tra i relatori il presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo e il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina, insieme a Silvia Velo, sottosegretario del ministero all‘Ambiente, Silvio Greco dell’Istituto Talassografico del Cnr, il presidente di Slow Food Carlo Petrini, il comandante dei Nas, generale di divisione Cosimo Piccinno.
Coldiretti lancia subito un allarme: da oggi termina la disponibilità di pescato nell’Unione europea e, per coprire il fabbisogno di pesce, è necessario ricorrere alle importazioni, con tutti i rischi che ne derivano. Serve dunque lavorare sulla concorrenza sleale del pesce straniero, spacciato spesso come italiano (il nostro Paese copre circa il 13% della produzione europea, con quasi 1,3 milioni di tonnellate), favorendo anche un’adeguata conoscenza e consapevolezza tra i consumatori.
Come recita lo slogan di Slow Fish, “cambiare rotta per salvare il mare“. E la pesca, in questo caso: per questo Coldiretti ha costituito il Comitato scientifico Ambiente mare e acque interne, per promuovere un più adeguato dibattito sulla tutela delle risorse biologiche e per assicurare un esercizio disciplinato della pesca: «L’obiettivo non è solo quello di aiutare i consumatori nelle loro scelte e di difendere i nostri prodotti sulla tavola, ma anche di tutelare la pesca dalle azioni abusive che non fanno bene a chi lavora in questo settore», precisa Moncalvo. Oltre due pesci su tre, in Italia, provengono dall’estero, e c’è il rischio che vengano spacciati come pescato italiano, soprattutto sui tavoli dei ristoranti, dove non è obbligatorio indicare la provenienza: «Ci sono tre tipi di frodi, spiega Silvio Greco – quella che riguarda la provenienza, che si verifica quando un pesce proveniente dall’estero viene venduto come italiano. Quella riguardante la specie: un pangasio venduto come cernia. E infine, quella chimica».
«Slow Fish è un’occasione grandissima per sostenere e rilanciare la pesca italiana», dice il ministro Martina. E il convegno nazionale che si è tenuto al Porto Antico di Genova è proprio un punto di avvio per una maggiore consapevolezza di tutti sulla richiesta di trasparenza e di lealtà desiderate dai consumatori e dagli operatori della pesca. «In Liguria contiamo circa 560 imbarcazioni di piccola pesce – spiega Germano Gadina, presidente di Coldiretti Liguria – per un numero di pescatori e indotto compreso tra le 1.000 e le 1.500 unità. Ma a fianco a loro ci sono circa 10 mila pescatori sportivi che tolgono lavoro e dignità a chi svolge da anni questo mestiere con sacrificio e passione».
L’appello di Coldiretti è quello di una forte sinergia tra operatori del settore, istituzioni locali e governo, a sostegno non solo della pesca, ma anche dell’agricoltura, del territorio e dell’ambiente: «Chiediamo al ministro un lavoro che metta insieme anche la ricerca: abbiamo tante eccellenze sul territorio, dall’Iit all’Istituto regionale di floricoltura di sanremo, spesso in competizione con il vicino istituto ministeriale. Perché non creare maggiore unità e coesione e far lavorare la ricerca a stretto contatto con l’impresa. Nel Ponente ligure abbiamo un grave problema, quello delle serre abbandonate: un’idea potrebbe essere quella di “ripopolarle” portando avanti la ricerca sulla marijuana».
Su alcuni aspetti, come quello del dissesto idrogeologico e del recupero del patrimonio boschivo, in molti casi abbandonato, la Liguria potrebbe essere addirittura considerata “capofila” di un’azione nazionale: «Da parte mia – spiega il ministro Martina – c’è tutto il mio appoggio e sostegno. In questo anno e mezzo abbiamo lavorato molto con Coldiretti e ottenuto risultati importanti e utili al modello agricolo italiano, gestendo anche le impostazioni date dalla Politica agricola comunitaria. E proprio qui in Liguria l’attività agricola è legata in modo imprescindibile alla configurazione del territorio e alla sua tutela: per questo molte delle partite che si giocano qui hanno anche una vocazione nazionale».