Genova come prototipo per l’Innovation hub un progetto strategico di supporto e sviluppo delle start up. L’iniziativa è stata lanciata ufficialmente durante il terzo start up day, giornata in cui 8 squadre composte da studenti universitari, si sfidano in un business game che prevede lo sviluppo di un’idea imprenditoriale e la successiva proclamazione del team vincitore da parte di una platea formata da imprenditori, start-upper e professionisti dal mondo del lavoro.
«Genova paga una tradizione di impresa di Stato e di grossi istituti di ricerca – dice Enrico Botte, presidente dei giovani di Confindustria – un modello che è diventato una sorta di “cultura famigliare” e che ha portato alla poca propensione all’autoimprenditorialità. Un modello vecchio, che non esiste più: se in passato l’obiettivo era di essere assunti in una delle grandi aziende presenti sul territorio, oggi l’opzione di fare impresa non è più l’1 o il 2% del ventaglio rispetto ad altre possibilità, ma almeno il 50%».
L’Innovation hub la proposta della Fondazione Ricerca & imprenditorialità per stimolare le persone a trasformare le idee in impresa.
«Le istituzioni devono capire che i soldi non devono andare solo alla ricerca», sostiene Riccardo Varaldo, professore emerito della Scuola superiore Sant’Anna e presidente del consiglio di gestione della Fondazione Ricerca & Imprenditorialità, che sostiene Innovation hub. Per Varaldo la start up sarebbe l’ideale anche per provare a rilanciare l’occupazione degli over 50 usciti dal mercato del lavoro causa crisi e licenziamenti: «Invece di fare corsi di formazione che non servono a nulla e umiliano persone di grande esperienza – spiega – potrebbero mettere a disposizione le proprie competenze. Non bisogna guardare soltanto ai giovani, anzi sarebbe utile creare un’alleanza intergenerazionale».
«Se le idee vengono presentate alle grandi aziende non dai singoli, ma da un hub strutturato – aggiunge Botte – c’è maggiore possibilità di trasformarle in progetto industriale. Il sentore è che le “big” abbiano perso un po’ la voglia di sperimentare e di investire in progetti che si dimostrerebbero vincenti, perse dietro ai valori delle trimestrali e a mille problemi».
Varaldo lancia un’altra idea: «A San Francisco c’è una grande comunità genovese di seconda e terza generazione, possono costituire un punto di riferimento per l’Innovation hub di Genova».
«Sull’Innovation hub – sostiene Botte – sono tutti d’accordo: imprenditori giovani e senior, grandi imprese, Università. Mancano le istituzioni perché siamo al cambio della legislatura, ma contiamo di avere conferme dopo le elezioni. Spero che nella prossima programmazione dei bandi Por-Fesr ci sia qualcosa di specifico per le start up, visto che nello scorso settennato non è stato previsto nulla».
A Genova sono 42 gli spin off della ricerca pubblica (fonte NetVal 2014), mentre le start up innovative sono 48 (dal registro Camere di Commercio), un numero ancora troppo basso secondo Botte, che scherza: «Se non sono aumentate alla fine del mio mandato, faccio il bagno nella fontana di piazza De Ferrari».