348 dipendenti, compresi il direttore generale e quello scientifico, 70 persone in meno rispetto a quanto dovrebbe essere la normalità, ma ancora troppi dirigenti rispetto ai tecnici. Un bilancio di circa 25 milioni tra la parte del finanziamento pubblico e entrate proprie. Un lavoro prezioso quello dell’Arpal, l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente ligure, che non si occupa solo di previsioni meteo, ma ha tutta una serie di competenze che vanno dai controlli in mare a quelli sull’aria e gli ambienti di lavoro, ma anche su rifiuti, suolo, impianti e depositi industriali.
Entro la fine dell’anno una riorganizzazione modificherà la struttura, con i dipartimenti di Imperia e Savona che avranno un unico direttore e con i laboratori multisito che si occuperanno ognuno della materia in cui eccellono, senza dover ripetere le analisi nelle varie province.
«Per quanto riguarda il controllo del mare – spiega Rosella Bertolotto, responsabile delle attività specialistiche di Arpal – ci occupiamo del monitoraggio delle acque destinate alla balneazione: quasi 400 punti da aprile a settembre con prelievi una volta al mese. Facciamo anche prelievi per analisi batteriologiche e a seconda del fatto che i campioni siano conformi o no. Di conseguenza pubblichiamo la classificazione delle acque, che nella maggior parte dei casi hanno un livello eccellente».
Ma Arpal compie anche un monitoraggio di qualità: «La misurazione dei parametri sia oceanografici come la temperatura o il ph – aggiunge Bertolotto – sia chimici, da quest’anno prelevando a 20 km dalla costa. Si misurano inoltre fitoplancton e zooplancton e le eventuali microplastiche. Al microscopio si va a guardare quali sono le alghe, gli animaletti o le plastiche e si fa un conteggio di tutte le specie e i materiali che si trovano».
Dall’anno scorso è attivo anche il monitoraggio del coralligeno, un habitat di pregio che però è a rischio a causa della pesca a strascico.
Arpal inoltre è capofila per l’area tirrenica del progetto “Strategia marina” che il ministero dell’Ambiente ha affidato alle varie agenzie per l’ambiente regionali.
I monitoraggi per esempio dello stato di salute delle praterie di posidonia sono indici di lungo periodo, ci vuole un certo numero di anni per vedere il trend e giudicare lo stato di salute dell’ecosistema. «Il mar Ligure sta abbastanza bene – dice Bertolotto – qualche problema lo abbiamo sulla contaminazione chimica dell’acqua e sui sedimenti, altro indicatore di lungo periodo, nelle zone che sono davanti ad aree che hanno da sempre una pressione industriale molto forte abbiamo rilevato la presenza di inquinanti in sedimenti a 30-50 metri di profondità. In questo caso non si può fare molto, occorre aspettare che la situazione migliori in maniera naturale».