Fare in modo che questo urlo arrivi a Roma. Questo l’appello dei dipendenti delle Province che hanno invaso l’aula del consiglio regionale per protestare contro l’incertezza della destinazione lavorativa dopo la fine dell’anno, data di scadenza del contratto. Si parla di tagli fino al 50% del personale delle Province e del 30% alle Città metropolitana, organico ridotto all’osso, servizi a rischio.
«Chiediamo di intervenire con tutta la forza politica che ha la Regione a difesa dei dipendenti pubblici – afferma Gianfelice Isola, coordinatore della rsu – recentemente sono andati alle Dogane 12 dipendenti compresi degli ingegneri idraulici, con che coraggio si trasferirà la difesa del suolo? Ma con che professionalità?». Isola ricorda che i dipendenti hanno accettato il taglio dei buoni pasto per risolvere i problemi di Atp, per finanziare lavoratori. «Ora si stanno proponendo mobilità assurde. Perché alle Dogane si prende personale nuovo?». I sindacati di base fanno notare che nel 2016 la spesa corrente della Provincia sarà azzerata, sarà cioè solo pari alle necessità del personale, «vuol dire che scuola, strade, non avranno più fondi, i centri per l’impiego moriranno, anche la formazione se si tagliano i precari. – ribadisce Isola – se salta tutto questo non si avrà neanche più il gasolio per i mezzi meccanici. Io sono entrato 39 anni fa in Provincia e vedo un contratto stravolto. Perché invece i vitalizi sono un diritto acquisito? Perché ai politici non viene pagata la pensione solo per i 5 anni di mandato?».
I sindacati di base sostengono che i 3 milioni che la Regione pensa di mettere sul fondo dedicato sono pochi.
Il presidente della Regione Claudio Burlando spiega che il modo in cui è stato gestito questo processo è confuso: «Non sappiamo come andrà a finire, capiremo di più dopo l’approvazione del maxiemendamento a Roma. Il governo ha fatto un errore. Per noi non si discute la continuità di reddito e di lavoro. Da lunedì cominceremo a fare i conti di dove andranno le persone. La giunta resterà in carica sino a metà maggio, con pieni poteri sino ai primi di aprile. È chiaro che nessuno rimarrà senza lavoro, ma ciò passa attraverso il fatto che se ne occupano diversi soggetti, io non voglio togliere al Parlamento e al governo le castagne dal fuoco».