Confagricoltura Liguria prova a fare un primo bilancio del maltempo che ha colpito la Liguria, ma per il momento reputa incalcolabili i danni all’agricoltura. “Un disastro – precisa la nota – che non può solamente ascriversi alle mutate condizioni climatiche del nostro tempo e a eventi che pur nella loro eccezionalità dimostrano la fragilità di un territorio per troppo tempo abbandonato, cementificato e forse irrimediabilmente compromesso”.
Ai danni in Fontanabuona, dove intere aziende agricole hanno perso le produzioni orticole, vivaistiche e si sono perduti capi di bestiame, si aggiungono le drammatiche notizie dall’albenganese. «Un disastro – commenta Massimo Rebella, presidente di Confagricoltura Savona – molte nostre aziende hanno perso per intero le produzioni in pieno campo, dagli ortaggi alle aromatiche. Molte serre hanno più di mezzo metro d’acqua all’interno».
Gli fanno eco tante aziende. Lidia Ventura di GP Flor sottolinea che i lavori fatti sul Rio Carenda per mettere in sicurezza la zona non sono serviti a nulla. Silvia Parodi, presidente di Confagricoltura Donna Liguria: «Da noi è crollata parte di una serra ed abbiamo perso tutta la produzione orticola». Forte la preoccupazione espressa dal presidente del distretto floricolo del Ponente ligure, Luca De Michelis. Il consigliere Roberto Vigo sottolinea come sia un disastro annunciato. Il Rio Antognano ha messo sott’acqua tutte le aziende del confine tra Albenga e Ceriale.
Per Confagricoltura Liguria, nonostante si sia di fronte a fenomeni meteorologici eccezionali, il dissesto dell’entroterra, l’abbandono dei terrazzamenti a ridosso della pianura, la mancata cura degli alvei e delle scarpate, amplificano i danni causati da queste devastanti alluvioni.
La soluzione indicata è quella di pianificare e favorire il recupero dell’entroterra per superare il dissesto idrogeologico in cui si trovano i versanti e l’intero territorio. “L’agricoltura e le sue imprese devono essere messe in grado di esercitare anche quel ruolo di custodia del territorio che gli è proprio”. Il riferimento è ai contributi del Piano regionale di sviluppo rurale che dovranno fornire uno strumento di supporto concreto per creare una “rete” tra imprese agricole che rendano non solo sicuri i versanti, ma rendano nuovamente produttive le aree dell’entroterra creando un volano virtuoso di recupero e sviluppo d’impresa.
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