Anche le coltivazioni e le infrastrutture agricole del Comune di Genova e di quelli limitrofi hanno subito gravi danni a causa del maltempo. Per questo Coldiretti Genova, rivolgendosi al presidente della Regione Liguria Claudio Burlando, all’assessore regionale all’Agricoltura Giovanni Barbagallo, all’assessore regionale alle Infrastrutture Raffaella Paita, e al sindaco e al prefetto di Genova, Marco Doria e Fiamma Spena, chiede l’attivazione dello stato di emergenza. «Siamo di fronte a una situazione – spiega Domenico Pautasso, direttore di Coldiretti Genova – in cui è paradossalmente “più semplice” intervenire dopo i disastri, piuttosto che attuare le necessarie misure preventive: stranamente le risorse finanziare sono subito disponibili per le somme urgenze, ma per gli interventi di prevenzione e messa in sicurezza è necessario superare mille ostacoli e lungaggini burocratiche. A tre anni dall’ultima alluvione, dopo un continuo rimpallo di responsabilità tra autorità competenti e la mancanza di inequivocabile chiarezza di ruoli e competenze, di certo non di aiuto alla nostra città, Genova e molti Comuni della Liguria si trovano di nuovo di fronte a un dramma pesantissimo. Un dramma che colpisce i singoli cittadini, il commercio, il manifatturiero, ma anche l’agricoltura, provocando inevitabili danni a settori economici già falcidiati dalla crisi e strozzati dalle tasse. In questi tre anni non sono state attuate sufficienti misure di prevenzione e di messa in sicurezza dei torrenti e delle aree allagabili, ma non solo: i danni che oggi Genova e la Liguria subiscono sono anche frutto di una serie di interventi strutturali poco sensati sul territorio. Interventi che si sono susseguiti nel corso degli anni e che hanno contribuito a rendere sempre più fragili le nostre terre».
L’alluvione che ha colpito Genova è un’ulteriore conferma alla pericolosità dei cambiamenti climatici che si manifestano con eventi estremi, mettendo a dura prova la capacità di assorbimento dei terreni e favorendo quindi esondazioni e allagamenti. Un pericolo che riguarda la nostra regione e l’intera penisola, dove sono ben 6.633 i Comuni con aree a rischio idrogeologico (l’82% del totale), con oltre 5 milioni di cittadini che ogni giorno vivono o lavorano in aree considerate pericolose per frane e alluvioni. Solo in Liguria il 46% degli abitanti vive in aree inondabili. Le piogge si abbattono su un terreno reso più fragile non solo dalla cementificazione e dell’abbandono delle aree marginali, ma anche della mancanza di una programmazione adeguata che valorizzi il ruolo di chi vive e lavora sul territorio come gli agricoltori: negli ultimi vent’anni un modello di sviluppo sbagliato ha tagliato il 15% delle campagne, circa 2 milioni di ettari di terra coltivata determinante nel mitigare il rischio idrogeologico. Ettari che hanno invece lasciato il posto al cemento.