Tanti sorrisi e molto stupore hanno accompagnato Camogli e la prima edizione del Festival della Comunicazione, per un intero week end farcito di incontri, workshop, mostre, spettacoli, escursioni, idee. «Ci è voluto un anno e mezzo per organizzare questa prima edizione del Festival – afferma l’autrice Rosangela Bonsignorio, organizzatrice insieme a Danco Singer (direttore di Em Publishers e ideatore della prima grande enciclopedia multimediale con Umberto Eco – e quel che è certo è che ci sarà un’edizione numero due, sempre in questo periodo dell’anno, il fine settimana precedente all’inizio delle scuole. Abbiamo scelto Camogli per diversi motivi: io abito qui e la location ci è sembrata perfetta per la straordinarietà del territorio e perché tutti i luoghi del Festival sono accessibili a piedi».

Nel dettaglio dei numeri del Festival ci sono circa 20 mila presenze agli incontri, ai workshop, ai laboratori e alle mostre, un totale di 70 eventi gratuiti (con 80 ospiti) e una massiccia partecipazione del pubblico della rete attraverso i social network. Solo su Facebook sono state coinvolte nei giorni del Festival circa 150 mila persone (per un totale di circa 9 mila “mi piace”), su Twitter 1.146 cinguettii. L’hashtag #festivalcom14 è entrato tra i 3 topic trend in Italia, più di 15.500 visite di utenti diversi e più di 122.430 visualizzazioni della pagina nell’ultima settimana, 7 eventi in streaming (su Rainews, www.cultura.rai.it, www.repubblica.it e sul sito di Telecom www.liveon4g.tim.it).
Una rassegna costata 204 mila euro, tenuta in piedi dal prezioso lavoro dei volontari (età media 18 anni), tra i quali molti studenti del corso di laurea in Scienze della Comunicazione, percorso universitario che, proprio nella nostra regione, non è particolarmente apprezzato. «Abbiamo fatto un grande sforzo per poter offrire al pubblico una manifestazione totalmente gratuita, portando sul palco dei relatori molti nomi importanti. Il festival è completamente autofinanziato, ringraziamo tutti gli sponsor che ci hanno sostenuto», dice Bonsignorio. Tra i grandi nomi sul palco, Umberto Eco, Paolo Giordano, Luigi Gubitosi, Gad Lerner, Beppe Severgnini. Il Festival della Comunicazione si è affermato come un appuntamento partecipato e apprezzato nel panorama culturale italiano, un’occasione preziosa per riflettere sui tempi e i modi in cui cambieranno la trasmissione dei saperi, la formazione, i media, il marketing, il modo di relazionarsi con gli altri.
Di come è cambiata e come cambierà la vita con il progresso delle nuove tecnologie ne ha parlato nel dettaglio Massimo Russo, giornalista e direttore di Wired che ha ricordato al pubblico come «nei prossimi decenni circa 47 mestieri che conosciamo spariranno completamente». Ai profondi cambiamenti della tecnologia seguono cambiamenti anche nell’economia, nei diritti e nella conoscenza. «Porto sempre questo esempio molto significativo nelle mie conferenze – spiega Russo – quando la famosa app per l’elaborazione e la condivisione delle foto, Instagram, con i suoi 30 dipendenti, è stata acquisita per un miliardo di dollari da Facebook, Kodak, che nei suoi tempi d’oro contava 145 mila dipendenti, ha portato i libri in tribunale». Sono molteplici gli esempi e le testimonianze dei cambiamenti sociali che Russo espone al pubblico, sottolinenando come in un’epoca sempre più digitalizzata, trovare del tempo fisico da dedicare a qualcosa, o qualcuno, abbia moltissimo valore.
Nell’epoca del 3D, dove gli oggetti diventano file e parlano tra di loro «è evidente che anche il giornalismo è investito da queste trasformazioni – sostiene Russo – con internet l’errore commesso è stato quello di considerarlo una piattaforma, quando invece esso porta con sé un cambio di paradigma. Molti persistono nel paragonare internet a un fiume contrapposto al giornale cartaceo, luogo in cui questo fiume si cristallizza in una cattedrale. Chiunque oggi voglia fare informazione non può non tener conto della rivoluzione culturale che ha completamente investito il nostro mestiere. Una rivoluzione che ha messo in discussione tutto, tranne il rapporto di fiducia con la nostra comunità. Diventa importante ingaggiare i nostri lettori online, fare in modo che i nostri siti siano in grado di catturare il tempo e di creare conversazione e condivisione». La storia umana, come ha spiegato Russo, è una storia di invenzioni di protesi per ognuno dei sensi e oggi ci sono vere e proprie protesi per il cervello.
Della propria storia e di come sia cambiata la propria vita al passo della tecnologia ne ha parlato in conferenza, particolarmente apprezzata, Salvatore Aranzulla, divulgatore informatico, fondatore e ideatore della rubrica di tecnologia del portale Virgilio.it. «Sono nato in un piccolo paese della Sicilia e, dopo la scuola, ho iniziato a scrivere di informatica su un blog e a risolvere i problemi tecnologici degli utenti – ha raccontato Aranzulla – da qui l’esigenza e la voglia di mettermi in proprio per potermi mantenere gli studi alla Bocconi». Il portale di Aranzulla a oggi conta 9 milioni di utenti e 15 dipendenti. Gli ingredienti del successo di Aranzulla (che ora è iscritto in una prestigiosa scuola di cucina dove sta iniziando come lavapiatti) sono i contenuti gratuiti, l’autorevolezza del portale, l’utilizzo di una pubblicità molto simile al contenuto della pagina, in modo da andare ad acchiappare il potenziale cliente. Tante le domande sul finire della conferenza e tanti i consigli in risposta: qualcuno in platea lo “accusa” di aver costruito un portale pensando solo al profitto e senza creare “valore”. Forse troppo poco romanticismo nella storia del relatore siciliano. Risponde Annamaria Testa, dal 2012 nella Hall of Fame dell’Art directors club italiano (la prima donna pubblicitaria negli oltre 25 anni di vita del club): «Mai come nel nostro momento storico, creare occupazione, come nel caso del portale di Aranzulla che dà lavoro a 15 persone, sia creare un valore».