Cinque milioni per dare una spinta alle startup in Liguria. Un fondo regionale di equity o quasi-equity messo a disposizione da Ligurcapital (Gruppo Filse). Il progetto può già essere compilato off-line con il modulo reperibile sul sito di Ligurcapital, in attesa di caricarlo dal 30 aprile.
Per accedervi occorre avere almeno un co-investitore privato che metta soldi in proporzione 1:1 rispetto all’intervento pubblico, con alcune eccezioni (vedi box). Questo a garanzia di un futuro maggiormente solido una volta che Ligurcapital uscirà dalla compagine sociale. Per attirare gli investitori è prevista una detrazione fiscale immediata del 30% sull’investimento.
«Il fondo – spiega Giorgio Lamanna, presidente di Ligurcapital, si rivolge alle startup che non hanno ancora fatturato o che hanno meno di 7 anni di vita. C’è anche una possibilità per le pmi che abbiano superato il settennato». Per quest’ultimo tipo di imprese occorre però la presentazione di un progetto che preveda almeno un investimento pari al 50% del fatturato medio degli ultimi 5 esercizi in un nuovo prodotto o per entrare in un nuovo mercato geografico.
1,5 milioni sono riservati alle startup, ossia alle aziende che non hanno ancora operato in alcun mercato.
LIMITAZIONI
Il fondo può operare in assenza di un co-investitore e in operazioni finanziarie finalizzate al consolidamento o alla sostituzione di passività finanziarie pregresse; finalizzate a fornire capitale ad aziende attive da più di 7 anni che non investono un importo pari almeno al 50% del fatturato medio degli ultimi 5 esercizi in un nuovo prodotto o per entrare in un nuovo mercato geografico; a favore di imprese operanti nei settori della pesca e dell’acquacoltura e della produzione primaria di prodotti agricoli, dell’industria carboniera, siderurgica, costruzione navale, fibre sintetiche, carbone, acciaio e settore immobiliare; a favore di attività connesse all’esportazione verso Paesi terzi o Stati membri, aiuti strettamente collegati ai quantitativi esportati, alla costituzione e alla gestione di una rete di distribuzione o altre spese correnti connesse all’attività di esportazione.
L’intervento può declinarsi con l’assunzione di partecipazioni di minoranza tramite sottoscrizione di nuove quote o azioni o la sottoscrizione di strumenti ibridi – obbligazioni convertibili (quasi equity).
«Con questo fondo – spiega l’assessore regionale allo Sviluppo economico Andrea
Benveduti – cerchiamo di andare incontro alle aziende medio piccole con alta innovazione e tecnologia. I problemi di solito riguardano la domanda e la disponibilità di capitali. Le aziende hanno la necessità di fondi che spesso il sistema bancario non concede. Non si tratta di interventi a fondo perduto, l’uscita dalla società si concretizzerà al quinto anno, con eventuale grace period di 3 anni, nell’ottica di accompagnare l’azienda fino a che non saprà camminare sulle proprie gambe».
Il fondo è molto flessibile: si parte da un contributo minimo di 50 mila euro a un massimo di 500 mila euro di risorse pubbliche, a cui va aggiunto l’investimento del privato. Va tutto quindi moltiplicato per due.
Ligurcapital non solo accompagnerà le prime fasi di vita dell’azienda come socio in affari, ma darebbe anche un contributo e un supporto consulenziale. Prevista quindi una rappresentanza nel cda, la designazione del presidente o sindaco semplice del collegio sindacale, quorum qualificati e potere di veto in assemblea per materie di particolare rilevanza, sottoscrizione di patti parasociali.
Questa iniziativa non resterà isolata, ha annunciato Benveduti, che lascia anche uno spiraglio per un eventuale rifinanziamento in futuro.
A gestire i fondi è Filse che per esempio sul Ponte Morandi ha messo in piedi un fondo di garanzia da 15 milioni di euro che ha ricevuto già 167 domande, esaurendo praticamente il denaro disponibile. Dal 2016 al 2018 ha gestito 180 milioni tra finanziamenti e contributi, generando un miliardo di affidamenti: «Siamo in grado di generare un volano che può far crescere la disponibilità delle imprese – dice Pietro Codognato Perissinotto, presidente di Filse – stiamo riperimetrando la nostra struttura, ottimizzando risorse per creare nuove figure professionali per la disintermediazione bancaria e troviamo in Ligurcapital il nostro braccio operativo finanziario».
Per questo fondo debutterà il “comitato di investimento” con tre membri, di cui due esterni (ancora da individuare), che esaminerà le proposte arrivate. L’impresa verrà valutata dal punto di vista finanziario, di mercato, reddituale e patrimoniale. Post intervento la Capitalization table (“Cap Table”, che racchiude la percentuale di quote societarie) sarà divisa in questo modo: proponente 50,02%, Ligurcapital 24,99%, co-investitore/i 24,99%.
Non è la prima volta che Ligurcapital utilizza un fondo di capitale di rischio. Tra il 2013 e il 2016 ci sono stati diversi casi di successo: Circle, Vivavoce Institute, Gruppo Fos, Drexcode, Sedapta, Armadio Verde, Sailsquare, Azienda Anfossi, Natur Word.