Il 96% degli alunni delle scuole primarie nel Comune di Genova usufruisce del servizio mensa del Comune, un dato che vale il decimo posto a livello nazionale. È uno dei dati che emerge dalla ricerca di Save The Children “(Non) Tutti a mensa 2018”, dove si comprendono le enormi differenze territoriali tra città e regioni sul servizio di refezione nelle scuole primarie. Comparate le politiche e le prassi relative alla mensa scolastica in Italia, con focus sui 45 comuni capoluoghi di provincia con più di 100.000 abitanti. La mancanza di equità nell’accesso al tempo pieno e alla mensa scolastica tra i diversi territori è certamente una delle più gravi diseguaglianze che si registrano oggi in Italia in materia di accesso al diritto allo studio.
Nel 2017/2018 a Genova le scuole che offrono il servizio mensa sono il 100%, non dichiarato però il numero degli istituti che hanno la cucina interna. La presenza di quest’ultima, per esempio, è preferibile al fornire pasti trasportati da cucine esterne, così come raccomandato dal ministero della Salute, che nelle linee guida per il servizio di refezione, sottolinea l’importanza di ridurre al minimo il lasso di tempo che intercorre tra la preparazione del pasto e la distribuzione di quest’ultimo.
Fuori dai grandi centri (e quindi anche da Genova) però la situazione è diversa: la mensa, non è garantita in tutti i Comuni in numero sufficiente, anche se la Liguria è messa bene rispetto alle altre regioni. Il 40% circa delle istituzioni scolastiche è sprovvisto del servizio mensa, con una variazione percentuale ampia, che mette in luce ancora una volta il forte divario Nord-Sud. Si va dal 29% delle scuole in Liguria senza mensa al 53% in Puglia: in Liguria nel 2016/2017 il 29,96 degli alunni non usufruiva del servizio. C’è anche da considerare che il 58,88% delle classi è senza il tempo pieno. Save the Children associa questi due dati a quello della dispersione scolastica, notando come più sono alte queste ultime due percentuali, più è alto il numero degli alunni che non usufruiscono del servizio.
Non accedere al tempo pieno significa quasi certamente non accedere al servizio mensa, facendo sì che una grande parte degli alunni non possa usufruire di un pasto proteico e di tutti i benefici che la mensa comporta in termini non solo nutrizionali, ma anche educativi.
È prassi molto diffusa (e riguarda anche Genova) non permettere di accedere alle riduzioni o esenzioni tariffarie ai bambini non residenti nel Comune. La residenza è requisito essenziale, tuttavia il Comune dichiara esplicitamente di applicare le agevolazioni anche per quei bambini non residenti che vengono segnalati dai servizi sociali o che versano in condizioni di maggiore fragilità o sulla base di apposite convenzioni con i Comuni di residenza dei minori.
I costi
I costi sono ancora principalmente sulle spalle delle famiglie. Tornando su Genova, andando a vedere a quanto ammonta la spesa procapite per i servizi ausiliari all’istruzione (refezione scolastica, trasporto e assistenza disabili), la cifra è di 47,99 euro: 17esimo posto in Italia (la prima è Bologna con 104,30, l’ultima Siracusa con 5,06).
Per meglio comprendere quale sia la spesa investita per ciascun alunno che usufruisce del servizio è stato inoltre richiesto di riferire la spesa pro-capite 2016 per la refezione scolastica, Genova è uno dei 15 Comuni sui 42 intervistati ad aver riferito tale dato, riportando anche qui una grande varietà: i Comuni di Andria (5,09 euro), Livorno (5,27 euro), Genova (5,88 euro) e Cagliari (6,15 euro) riferiscono di investire una spesa pro-capite per alunno che usufruisce del servizio mensa inferiore a dieci euro; i restanti 11 Comuni invece riferiscono una spesa superiore a quattrocento euro. Tali dati, sebbene non strettamente comparabili per via della differente ampiezza dell’utenza e dell’offerta
stessa tra Comune e Comune, riportano al tema delle diseguaglianze territoriali dovuta alla mancata definizione del servizio come servizio pubblico essenziale e della discrezionalità legata a tale servizio.
Le differenze si vedono anche nella compartecipazione alla spesa: a Genova è a carico delle famiglie il 71,71% della copertura del bilancio (14esimo posto in Italia, che oscilla dal 96,69% di Forlì al 20% di Reggio Calabria e addirittura allo 0% a Palermo e Siracusa (dove peraltro c’è solo una mensa).
Grandi differenze anche sulle tariffe minima per le scuole primarie: a Genova è 1,03 euro (ben diversa dai 6 di Rimini o dagli 0,3 di Palermo), mentre la tariffa massima è di 6,5 euro, settima più cara d’Italia.
Dal 2016/2017 il Comune di Genova ha aumentato in modo consistente la tariffa per la fascia di famiglie più deboi, con Isee inferiore o uguale a 5 mila euro (+ 0,58 euro), passando a 1,28 euro, mentre è rimasta sostanzialmente invariata la tariffa per una famiglia con Isee a 20 mila euro: 4,52 euro. Entrambi i valori non spiccano nella classifica. Genova consente esenzioni non per fasce Isee, ma per composizione familiare e motivi sociali.
L’esclusione dei bambini dalla mensa
Secondo Save the Children le strategie di recupero crediti dei Comuni dovrebbero operare per vie esattoriali, con strumenti che in nessun modo prevedano il coinvolgimento dei bambini. Genova fa parte di quelle città che consente il pasto ai morosi. A Genova nel 2017/2018 era moroso il 16% delle famiglie.