I cinque poli liguri di ricerca e innovazione crescono, e ora serve una regia regionale per un ulteriore sviluppo e per favorire l’interconnessione e le sinergie tra di essi e tra le piccole e grandi aziende. Così Fabrizio Ferrari, presidente di Confindustria Genova, sintetizza le indicazioni che mergono dal Roadshow in corso nella sede genovese dell’associazione. Partecipano esponenti dei cinque poli, Eass, Dltm, Plsv, Sosia, Transit.
«Sono passati vent’anni – ha detto Ferrari – da quando è partito il primo distretto e non era così scontato che potesse avere una vita così lunga questo ecosistema. Sono molto contento quindi dei risultati presentati questa mattina, abbiamo visto che tutti i poli hanno un gran numero di aziende, quasi tutti ne hanno più di cento, vuol dire che c’è un estremo interesse per questo tipo di iniziativa e a questo punto mi sento di dire che sarebbe il momento di rilanciare e riuscire a sfruttare il più possibile l’esperienza fatta per creare una regia superiore a livello regionale che possa dare sprint allo sviluppo e all’interconnessione di questi poli, rivolgendosi a un mercato e a un mondo che non è solo quello regionale, non è neanche quello italiano, ma è quello internazionale».

Non si tratta, secondo Ferrari, di costituire un nuovo organismo. «No, serve un coordinamento degli organismi esistenti. A livello regionale, quindi, un tavolo molto operativo che possa riprendere in mano le smart specialization strategy della regione, che hanno già avuto una revisione, ma credo che sia importante, considerata la velocità con cui si muovono il mercato e l’innovazione – è successo di tutto negli ultimi anni – riconsiderare le strategie. Abbiamo di sicuro necessità di guardare alla space economy in un modo diverso, il mondo dello spazio è anche geopoliticamente estremamente interessante, così come il tema dei dati e l’utilizzo di tecnologie di intelligenza artificiale, ma tutto questo comporta la necessità di capire bene qual è la nostra indipendenza tecnologica, altrimenti rischiamo di essere schiacciati dai grandi operatori».
Un dato positivo è anche il rapporto sempre più stretto tra ricerca e impresa.
«Sì, è un successo anche questo, e non era scontato, è un fenomeno estremamente importante. C’è ancora da migliorare, perché comunque il mondo della ricerca e il mondo industriale a volte parlano linguaggi diversi, quindi dobbiamo aiutarli, anche come Confindustria, come associazioni, a cercare il modo migliore per comunicare. Il lavoro dei Poli è un lavoro che va in questa direzione sicuramente, è stato detto anche in diversi interventi, bisogna cercare di aggregare sempre di più altre parti industriali, perché fino adesso abbiamo coinvolto chi in qualche modo era già consapevole delle necessità di innovazione e ricerca, oggi secondo me bisogna andare a coinvolgere anche chi non è così consapevole di questa necessità».
Si è accennato anche alla necessità di dialogo tra i cinque Poli.
«Faccio un esempio: alcune tecnologie abilitanti sono identiche in tutti i 5 Poli, l’intelligenza artificiale è una tecnologia abilitante, è uno strumento che ovviamente insiste su ciascuno delle tematiche dei Poli. Allora a questo punto di vista cerchiamo di fare massa critica, è inutile che ognuno lavori per conto suo, vediamo di lavorare tutti insieme su quello che è la base e poi verranno le specializzazioni nei settori, altrimenti abbiamo poca massa critica: come Liguria, siamo piccolini e stiamo parlando di tecnologie, mondi e mercati dove operano dei colossi. A questo proposito tanto più apparenecessario il tavolo regionale di confronto e di coordinamento, di sinergie e di competitività, perché se riusciamo a riportare un prodotto, una tecnologia, una innovazione di un Polo e riportarla anche sugli altri ovviamente siamo tutti più competitivi»..
Ecco, un altro tema emerso è il dialogo tra grandi e piccole imprese. Sta crescendo?
«Sì, è un lavoro continuo, un lavoro che bisogna sempre cercare di stimolare, perché il rischio è quello che si facciano alcuni passi avanti e poi le cose si fermino. Come Confindustria nell’ultimo quadriennio abbiamo portato avanti dei progetti di filiera ad hoc per cercare di coinvolgere grandi imprese e piccole imprese che vanno in una direzione a 360°, non si tratta solamente di forniture, ma di rapporti di partnership nei due sensi. Le piccole hanno velocità, possono dare innovazione, possono dare risposte veloci, le grandi hanno struttura, possono aiutare le piccole sia su problematiche ESG, per esempio, sia su problematiche di reperimento e formazione. Oggi le grandi stanno iniziando a fare formazione nei paesi fuori Europa per portare le persone qua. Questa è un’attività che difficilmente può fare una piccola, ma la grande si può portare dietro la sua filiera di piccole».
In questo ambito «Confindustria è elemento stimolatore, noi dobbiamo evitare il rischio che la filiera attuale di qualunque grande azienda rimanga solo quella, siamo l’elemento che fa conoscere alle grandi imprese le nuove piccole e viceversa, in alcuni casi abbiamo anche delle piccole che ti vengono a cercare, dicendo: noi abbiamo fatto questa cosa, e non sanno neanche che c’è una grande impresa sul territorio che a quella cosa sarebbe estremamente interessata. Quindi siamo elementi di congiunzionea, facciamo quel lavoro che giustamente non può essere fatto da un ufficio acquisti di una grande impresa. E anche i Poli in questo senso lavorano nella stessa direzione».
In conclusione, secondo il presidente di Confindustria Genova questa deve essere una giornata « Non celebrativa di quello che è stato fatto, deve essere un punto di inizio per capire i prossimi vent’anni, per capire come vogliamo iniziarli, non come vogliamo farli».