Prosegue sino al 28 novembre 2025 “Lo spazio del silenzio“, mostra ospitata a Primo Piano di Palazzo Grillo in vico alla Chiesa delle Vigne 18R a Genova. Questi gli orari: giovedì – venerdì dalle 16 alle 20; sabato – domenica dalle 14 alle 20. Ingresso libero e gratuito.
Si tratta della personale del fotografo napoletano Ciro Battiloro a cura di Gianni Martini e Laura Garbarino.
La mostra raccoglie una selezione di fotografie tratte da tre dei suoi lavori più importanti e radicali: Sanità, Santa Lucia e Le Petit Souffle. Questi progetti raccontano il viaggio dell’autore in alcune realtà urbane del sud Italia cogliendo la grande umanità che si cela dietro le mura domestiche. Le sue immagini sono storie di intimità e resistenza, incontri profondi con l’altro e con sé stessi.
Il progetto principale, Sanità, è un ritratto intimo e delicato del Rione Sanità a Napoli, tra i luoghi più densamente popolati d’Europa: una realtà complessa, animata da un forte senso di appartenenza con grandi complessità. L’energia dei suoi ritratti domestici, dove cattura vite e relazioni, rimette al centro gli abitanti, le cui esistenze sono sospese tra lo stigma della marginalità e processi di gentrificazione. La grande spontaneità è il punto di forza dell’artista che si inserisce in questi mondi in punta di piedi, con rispetto e una forte attenzione nel cogliere il linguaggio del corpo senza retorica.
Con Santa Lucia il fotografo si sposta nel centro storico di Cosenza, un tempo “quartiere delle lucciole” e oggi spazio-ghetto. Le sue immagini raccontano le vite invisibili di questo quartiere, il senso delle famiglie che continuano ad abitarci, ignorate dalla politica e dalle scelte urbanistiche dell’amministrazione. Con sguardo rispettoso e mai invasivo, Battiloro valorizza la vita di chi resiste.
Infine, il più recente Le Petit Souffle porta il pubblico in Normandia, tra i pescatori di Honfleur e Trouville che l’autore, nei suoi frequenti viaggi, ha conosciuto e fotografato. La lontananza, la solitudine, i legami simbiotici dell’equipaggio, il ritorno a casa diventano protagonisti silenziosi dei suoi scatti.
«Solo attraverso il tempo la fotografia può rivolgersi realmente all’altro e rivelare la dimensione esistenziale dei soggetti» afferma Ciro Battiloro. Non è un caso che nella sua pratica fotografa in analogico, questo gli consente una maggiore riflessione e un approccio più lento nel fotografare. I suoi progetti possono durare anche anni prima di ritenersi conclusi.
«Gli studi di Ciro non si soffermano su aspetti superficiali di caratterizzazione o folklore: sono interpretazioni creative della realtà e al tempo stesso denunce sociali come la gentrificazione, la pesca industriale, la disoccupazione, la perdita di umanità e del valore della famiglia. Nelle sue opere il silenzio diventa materia visibile, non un vuoto ma una tensione che avvolge corpi, paesaggi e memorie» sottolinea Laura Garbarino co-curatrice della mostra.