La crescita aziendale attraverso m&a richiede una combinazione di leve strategiche e operative per massimizzare il valore e garantire un’integrazione efficace: fusioni e acquisizioni non sono operazioni sono piuttosto processi e nel corso di questi processi l’elemento umano ha assunto un’importanza tale da avere cambiato il paradigma della strategia aziendale: promuovere un ambiente di lavoro motivante, investire nelle persone perché possano sviluppare le loro competenze e sentirsi valorizzate, assicurarsi che i talenti chiave rimangano coinvolti dopo l’avvio di m&a è determinante per la riuscita dell’integrazione. Il concetto è stato messo a fuoco nel convegno “M&a: leve strategiche e operative per la crescita” che si è svolto ieri a Genova a cura di Andaf Liguria Sardegna e Aon e ha fornito un’analisi approfondita delle opportunità, delle problematiche, della normativa e delle best practice che si incontrano in questo ambito.
«L’evento di oggi – spiega Paolo Maloberti, presidente di Andaf Liguria e Sardegna – organizzato da Andaf che è l’Associazione nazionale dei direttori amministrativi e finanziari, grazie ad Aon, leader nell’intermediazione assicurativa e nella consulenza per la gestione dei rischi, riguardava le merger &acquisition come leva strategica per la crescita aziendale. Di certo lo sono. Un’indagine pubblicata su Milano Finanza condotta sui bilanci del 2022 dimostra come le aziende in portafoglio dei fondi di private equity hanno visto i loro ricavi crescere dell’8-7% annuo negli ultimi cinque anni, quindi 5,7 punti superiori al pil. La domanda che ci siamo posti è: come fare un m&a di successo, quali strumenti sono necessari? Dipende dall’attenzione nella scelta degli investimenti dell’azienda in cui intervenire, dall’attenzione al processo di gestione, visto che il private equity è un investitore a tempo, o se i fondi sono bravi a selezionare i manager e orientarsi sulle strategie di m&a?»
«Abbiamo dato una risposta a tutti questi interrogativi – prosegue Maloberti –: in un primo blocco dell’evento è stata sviluppata la parte di gestione dei rischi e l’abbiamo fatto con il professor Francesco Avallone, professore ordinario di Economia aziendale del Diec dell’Università di Genova,. che è titolare anche di un corso di Corporate evaluation. L’abbiamo fatto con l’avvocato Benedetto Lanato, equity partner dello studio LCA, che è esperto in operazione di m&a e ci ha dato il punto di vista legale delle reps and warranties dentro ai contratti di m&a, e lo abbiamo fatto con Andrea Foti che è EMEA Chief Commercial Officer M&A and Transaction Solutions di Aon con una grande esperienza alle spalle in banche d’affari e operazioni di m&a».
Dagli interventi sembra sia emerso che in fatto m&a più che di un’operazioni si tratta di processi
«Si tratta di processi, l’abbiamo visto molto bene nella seconda parte del convegno dove sono intervenuti il dottor Paolo Pescetto, founder e chairman di Redfish Capital Partners, che ha dato il punto di vista del fondo, che investe e mette il suo focus sulle persone, lo ha chiosato Francesca Bognin, chief financial officer del gruppo Rina, che ha spiegato come nell’acquisizione guarda alle persone e alle capacità di retention delle persone post acquisizione ma lo abbiamo visto anche nelle aziende industriali, con Maurizio Turci, general manager del gruppo Ital Match Chemicals, che vuol dire 17 operazioni di m&a effettuate, dove loro sono sempre andati a guardare all’integrazione delle persone nel processo di crescita. L’ultimo ma non ultimo esempio che vorrei citare l’abbiamo appreso con Attilio Abruzzese, cfo del gruppo Sanlorenzo che fa yacht straordinari – sono tre aziende al mondo che fanno opere di questo livello – ebbene, inevitabilmente anche le loro acquisizioni sono andate a focalizzarsi sulle persone, per portare dentro maestranze capaci di generare la qualità che assicura la leadership nel settore».
L’elemento umano è emerso come il filo conduttore, come l’elemento comune nelle testimonianze delle aziende: tutte, elencando i fattori strategici, hanno sottolineato l’importanza dell’elemento umano, la capacità di sapere trattenere e integrare il personale qualificato. Questa forse è una novità rispetto agli anni passati.
«Questo è un cambio di paradigma, probabilmente dovuto anche al fatto che i fondi di private equity hanno fatto una buona scuola scuola».
Le m&a offrono grandi opportunità ma non sono prive di rischi. Come si possono contenere?
«Oggi- puntualizza Benedetto Lonato – visto che il convegno è stato organizzato con Aon, si è fatto il punto su questi strumenti che si chiamano w&a, sono strumenti assicurativi che permettono di garantire in parte dai rischi derivanti da questo tipo di operazioni, in particolare dal rischio di pagamento di indennizzi legati alla violazione di dichiarazione garanzie del contratto stesso. In effetti ci sono rischi, ma ci sono anche tante opportunità. Oggi hanno abbiamo visto tre realtà, Rina, Italmatch e Sanlorenzo, che con le m&a hanno fatto vedere che si possono fare tante belle cose. Tutte e tre sono cresciute molto con questa metodologia. Sono state indicate le problematiche ma anche le opportunità date da questo tipo di crescita, una crescita per linee esterne che in sostanza permette all’azienda di aprirsi al mondo. È un argomento molto complesso, sia nella fase di costruzione dell’operazione che poi nel post-closing, cioè nel post-operazione, perché bisogna fare in modo che l’integrazione avvenga veramente. E devo dire che di rado ho visto convegni così ben organizzati a Genova, abbiamo avuto dei relatori superpreparati».