36 mila ettolitri di vino, in calo del 10% rispetto ai 40 mila del 2020. è la stima della vendemmia ligure per il 2021, secondo il report redatto da Ismea, Assoenologi e Unione italiana vini.
I dati del report vengono elaborati mettendo a sistema le rilevazioni dei rispettivi osservatori territoriali (le sezioni regionali di Assoenologi, le imprese socie di UIV e l’Ismea, che contribuisce con la propria rete e il confronto con l’Ufficio Vitivinicolo del ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali).
In Liguria, secondo l’analisi, la vendemmia si presenta leggermente in ritardo rispetto allo scorso anno, in entrambi i versanti. La raccolta delle uve Pigato e Vermentino è iniziata, nelle zone più vicine al mare, nella prima decade di settembre, per poi proseguire nella seconda decade nelle aree più interne e con la raccolta del Rossese.
L’alternanza climatica e alcuni periodi estivi caratterizzati da picchi di caldo anomalo generano preoccupazione nel contenimento dell’oidio e degli insetti.
Poca uva ma di buona qualità, dunque, nella nostra regione e a livello nazionale: per la vendemmia 2021 si stima, a partire dai dati raccolti a fine agosto, una produzione totale di vino di 44,5 milioni di ettolitri, in calo del 9% rispetto ai 49 milioni di ettolitri del 2020 (dato Agea, sulla base delle dichiarazioni di produzione).
Come sempre questo risultato è, al momento, la media di una forbice che oscilla tra un minimo di 43,7 e un massimo di 45,3 milioni di ettolitri, ma saranno cruciali le condizioni meteo delle prossime settimane per definire meglio il quadro produttivo. Sarà una vendemmia di grande apprensione a causa degli ormai persistenti mutamenti climatici e di un andamento meteorologico molto incerto, che può creare anche in territori limitrofi importanti differenze qualitative e quantitative, dopo una stagione caratterizzata dalle gelate primaverili, che hanno colpito molti areali soprattutto del Centro Nord, seguite da un’estate particolarmente calda e siccitosa dove non sono mancati forti temporali, accompagnati da importanti manifestazioni grandinigene.
Le problematiche legate alle sempre più mutevoli e imprevedibili condizioni climatiche impongono un più attento monitoraggio da parte dei vignaioli e degli enologi, con particolare attenzione alla custodia e alla sostenibilità ambientale, elementi ormai necessari anche per un adeguato riconoscimento da parte dei consumatori.
A questo si affianca il grande entusiasmo con cui ogni anno si affronta questo periodo ai fini della migliore valorizzazione dei futuri vini, ormai primi ambasciatori dei nostri territori.
L’attuale livello produttivo, comunque, permette all’Italia di restare leader mondiale davanti a Spagna e Francia: la prima non dovrebbe superare i 40 milioni di ettolitri, mentre la seconda sconta un andamento climatico particolarmente avverso a partire dalle intense gelate primaverili.