Sono 79 le cooperative sociali di tipo B aderenti a Federsolidarietà Liguria. Il fatturato aggregato è di 46,5 milioni.
Si tratta di imprese che vanno dagli oltre 200 addetti a meno di 20 e operano in diversi settori (soprattutto servizi), occupando circa 2.200 mila persone, di cui 700 appartenenti alle categorie deboli riconosciute dalla legge, «ma le restanti 1300 – spiega Angelo Bodra, consigliere regionale di Federsolidarietà – sono comunque lavoratori deboli date le condizioni del mercato del lavoro, per esempio donne monoreddito, o chi ha perso il lavoro, o un giovane alle prese con il primo impiego, figure non conteggiate nel 30%, a cui comunque cerchiamo di dare una risposta, pur consapevoli di non essere l’unica possibile.
Proprio per far capire l’importanza di questo tipo di cooperative, anche il Liguria sono stati organizzati eventi legati alla campagna nazionale “Fuoriposto – Il lavoro dove non te l’aspetti“, il mese dedicato alle iniziative territoriali sulle cooperative sociali di inserimento lavorativo.
«Non vogliamo dare evidenza al fatto che lavorino persone che hanno problematiche particolari – specifica Riccardo Viaggi, presidente di Federsolidarietà Liguria – ma nel contempo vorremmo far notare ai cittadini che l’inserimento lavorativo è significativo dal punto di vista dei numeri e dei luoghi, spesso a contatto con il pubblico».
Le cooperative si occupano di varie attività: agricoltura (poche), manifattura industriale (assemblaggio e lavorazione per conto terzi), ristorazione (gestione punti di ristoro, centri cottura, mense eccetera), ma anche servizi: «La sfida – aggiunge Bodra – è trovare persone che possano svolgere lavori che possono essere acquisiti dalla committenza».
Uno degli esempi dell’importanza di questo tipo di opportunità è raccontato dallo stesso Bodra: «Al Centro di ascolto Caritas avevo conosciuto percorsi di emarginazioni forti, tante persone le ho ritrovate poi a lavorare nelle cooperative, in situazioni di rapporto con il pubblico intenso e con la possibilità di maneggiare parecchio denaro. Si è ridato dignità a queste persone».
Negli ultimi anni sono soprattutto i privati a lavorare con le cooperative sociali di tipo B: circa il 60%, fanno sapere i rappresentanti di Federsolidarietà: «Negli ultimi anni – spiega Bodra – il privato ha apprezzato il rapporto qualità-prezzo, ma anche l’affidabilità e la correttezza sul luogo di lavoro. La P.A. con il meccanismo delle gare, ha perso il suo ruolo. Si è perso anche il ricorso alla normativa che consente di affidare gare a questo tipo di realtà. Spesso si è pensato al massimo ribasso che non tiene conto degli aspetti sociali».