Perfezionato il cambio di azionariato in Esaote spa, ieri a Milano è avvenuto il closing formale. La società italiana leader nel settore delle apparecchiature biomedicali (in particolare ultrasuoni, risonanza magnetica dedicata e software di gestione del processo diagnostico) passa a un consorzio di investitori cinesi che ha acquisito il 100% del capitale azionario.
Il consorzio è composto da Yufeng Capital (primario fondo di private equity co-fondato da Jack Ma e David Yu), Wandong (la più grande società quotata cinese produttrice di apparecchiature medicali), Shanghai Ftz Fund (primo fondo Free Trade Zone cinese), Tianyi (gruppo di investimento specializzato nel settore della sanità), Yuyue (holding del più grande produttore cinese di apparecchiature medicali homecare) e Kangda (leader nella distribuzione e produzione di apparecchiature originali medicali di diagnostica per immagini).
In base all’accordo Esaote continuerà a operare come una società internazionale indipendente, con headquarter a Genova e centri di ricerca e sviluppo e di produzione a Genova e Firenze e a Maastricht (Paesi Bassi).
Il consorzio è stato assistito da Moelis & Company, quale unico advisor finanziario, e da Freshfields Bruckhaus Deringer che ha agito in qualità di advisor legale. Gli azionisti di Esaote sono stati assistiti da Rothschild quale advisor finanziario, mentre Ares Life Sciences, principale azionista di Esaote, è stato assistito da Legance – Avvocati Associati in qualità di advisor legale. Esaote è stata assistita da Bonelli Erede, advisor legale.
Hanno illustrato l’operazione questa mattina a Genova Paolo Monferino e Karl Heinz Lumpi, rispettivamente presidente e ceo di Esaote, Chen Jian, vicepresidente di Yuwell e direttore di Wandong e Xie Yufeng, presidente e direttore di Wandong.
«Abbiamo appena avuto un incontro con il sindaco di Genova – ha detto Chen Jian iniziando la conferenza stampa – e siamo rimasti colpiti dal fatto che ha un’esperienza di più di trent’anni nel settore delle apparecchiature medicali. Credo che avremo un costante supporto da parte delle istituzioni».
«L’operazione – ha proseguito Chen Jian – ci ha convinti da subito. Nel settore della diagnostica a ultrasuoni negli ultimi dieci anni la Cina ha avuto uno sviluppo particolarmente veloce. Ha importato quantità considerevoli di tecnologia e applicazioni, soprattutto da società americane. Sapevamo che Esaote era leader del settore e disponeva di una rete di vendita capillare in Europa ma in Cina era lontana dall’avere raggiunto gli stessi dati ottenuti nei paesi occidentali. Noi abbiamo la conoscenza del mercato cinese e una presenza capillare, Esaote un alto livello tecnologico, abbiamo pensato che unendo questi punti di forza possiamo inserirci nel mercato cinese contrastando con effiacia i competitor Usa. D’altra parte l’aumento delle vendite che Esaote otterrà in Cina fornirà ulteriori risorse per investire in nuova tecnologia. All’interno del consorzio abbiamo voluto la presenza di un’azienda cinese che produce ultrasuoni, è possibile utilizzare la sua rete distributiva e i suoi laboratori. Vi sono anche investitori non industriali ma finanziari che garantiscono la crescita».
Monferino ha precisato che «i fondi di investimento che detenevano la stragrande maggioranza del capitale azionario di Esaote avevano quasi raggiunto la scadenza del periodo previsto dai loro piani. L’azienda aveva un accordo con delle banche per cui in caso di cambio dell’azionariato avrebbe dovuto restituire alle banche i capitali ricevuti in prestito. I nuovi azionisti oltre a investire nell’acquisto di Esaote hanno ripianato l’indebitamento con le banche, azzerando così la gran parte dei debiti della società. Rimangono alcune linee di credito, come è normale che sia. Quindi ora Esaote dal punto di vista finanziario ha le spalle molto robuste. E i nuovi proprietari intendono effettuare investimenti massicci in ricerca e sviluppo tecnologico, in cui già ora Esaote investe circa 25 milioni l’anno».
I margini di crescita per Esaote sul mercato cinese sono notevoli. Xie Yufeng ha precisato che «in Cina sono attivi nel settore pubblico 1.500 strutture ospedaliere di primo livello, dotate di apparecchiature tecnologicamente molto avanzate, 14 mila di secondo livello a tecnologia media, e 50 mila di terzo livello, queste ultime generalmente nella aree rurali, dotate di attrezzature basiche. Nel settore privato non si conoscono esattamente le cifre ma si ritiene che indicativamente corrispondano a quelle del settore pubblico. Il governo intende innalzare il livello tecnologico delle strutture ospedaliere, e sia il pubblico sia il privato investono tantissimo in macchine medicali. Oggi la Cina è già il secondo mercato mondiale nel settore,e come ritmo di sviluppo dell’innovazione è già il primo. Esaote grazie al suo altissimo livello tecnologico può inserirsi stabilmente nel nostro mercato anche se da noi la competizione è forte. Tecnologia, esperienza, storia di Esaote, unite alla conoscenza del mercato e alla presenza capillare delle aziende industriali del consorzio possono fare di Esaote un competitore molto efficace».
Il solo settore degli ultrasuoni in Cina vale 1,3 miliardi di euro, la società fondata da Carlo Castellano (che ha ceduto la sua quota al consorzio ed è uscito dalla società) attualmente ne detiene una quota che non va oltre il 3%-4%. Ma ora guarda al mercato cinese forte di una posizione finanziaria irrobustita dall’intervento dei nuovi azionisti e in particolare garantita dalla presenza nella compagine azionaria di grandi fondi di investimento e dei soci industriali. I nuovi proprietari si attendono quindi una forte crescita. Non solo negli ultrasuoni. L’obiettivo è fare di Esaote un player globale leader nelle tecnologie medicali. Monferrino ha spiegato che «i partner industriali del consorzio producono apparecchiature a raggi X, sistemi per tomografie e altro che la società italiana non produce. Gradualmente i prodotti complementari delle aziende partner verranno distribuiti da Esaote sui mercati internazionali in cui già opera. E i fondi di investimento non hanno scadenze di breve o medio termine, sono venuti per restare».
Software e applicativi, hanno assicurato Chen Jian e Xie Yufeng, rimarranno in Italia, è escluso che possano essere trapiantati in Cina, anzi. I siti di Genova e Firenze si prevede che vengano implementati grazie alle maggiori risorse ottenute con l’aumento delle vendite.
«Non abbiamo nessuna intenzione di trasformare Esaote in una società cinese – ha precisato Chen Jian – vogliamo soltanto che sia sempre più internazionalizzata e competitiva. Abbiamo incontrato lavoratori e sindacati che hanno capito il senso di questa operazione e sono soddisfatti, non intendiamo deludere questa grande fiducia».
Il management dell’azienda non cambierà Monferino e Lumpi: manterranno le stesse deleghe.
I contrasti tra Usa e Cina in materia commerciale, «per quanto i conflitti non siano mai fatti positivi – ha detto Chen Jian rispondendo alla domanda di un giornalista – non ci preoccupano, possono anzi offrirci nuove opportunità. Esaote non è americana! Certamente non ci porteranno svantaggi, i nostri competitori sono americani».