C’è calma in Italia a due giorni dal voto. Al di là delle ridicole baruffe tra gruppi ispirate a eventi di un’ottantina di anni fa e della comprensibile frenesia dei candidati e dei partiti, non si può dire che il paese sia in ansia. Certi isterismi riguardano tutt’al più militanti e fedeli di varia osservanza. Anche i mercati esteri non si agitano, lo spread tra Btp e Bund se ne stranquillo, questa mattina alle prime battute della giornata era sui 130 punti. Non sembra preoccupato il mondo finanziario (i poteri forti!): il ceo di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, ha rilasciato un’intervista al quotidiano tedesco Handelsblatt in cui dice che «L’Italia deve ridurre il suo debito» ma «se parliamo di stabilità del sistema finanziario, siamo un Paese normale». Quanto alla governabilità, «L’Italia non è in una situazione peggiore di altri Paesi in Europa. O la Germania ha al momento un governo stabile?».
«Il fatto è che – dichiara a Liguria Business Journal Filippo Delle Piane, presidente di Assedil-Ance Genova – tutti ritengono che alla fine dei conti si arriverà a un governo di coalizione e quindi di mediazione. Certo, siamo in una fase delicata, ma tendenzialmente positiva e restare senza un governo sarebbe grave. Al di là di come ognuno di noi la pensi, l’orientamento prevalente credo sia: meglio un governo di coalizione che il non governo».
Però potrebbero nascere coalizioni con all’interno forze ostili alle ultime riforme.
«Guai al mondo se tornassimo indietro, per esempio, con legge Fornero e Jobs Act, non ce lo potremmo assolutamente permettere. Il valore di queste riforme è abbastanza evidente. Del resto credo che certe dichiarazioni valgano solo per la campagna elettorale. E poi, se come molti ritengono probabile, avremo un governo di coalizione, ogni partito potrà dire che se fosse stato al governo da solo avrebbe fatto ecc… ma gli alleati… No, questo governo ha fatto molto per l’industria – meno, devo dire, per l’edilizia – anche se resta ancora molto da fare».
Per l’edilizia specialmente…
«Certo, tra misure che non sono state prese e altre che non sono state prorogate, noi edili abbiamo molto da chiedere al prossimo governo. Paradossalmente, questa situazione presenta un aspetto positivo. Vuol dire che abbiamo un ampio margine di miglioramento!».
Qualcosa però è stato fatto: la legge di Bilancio 2017 ha ridefinito e potenziato, fino al 2021, sia le agevolazioni fiscali per interventi antisismici, sia quelle per l’efficienza energetica degli edifici. In particolare, il cosiddetto “Sismabonus” riguarda costruzioni destinate ad abitazione (prima e seconda casa) e ad attività produttive, nonché le parti comuni condominiali situate in determinate zone sismiche. Inoltre, nel caso di interventi sui condomini, la possibilità di pagare le spese attraverso la cessione del credito fiscale risolve, in gran parte, il problema del finanziamento di tali operazioni, rendendo il meccanismo molto conveniente per le famiglie.
«Sì, certo, ora dobbiamo essere bravi noi a far conoscere il funzionamento delle agevolazioni e a realizzare una vera sinergia tra tutti gli attori della filiera perché si possa finalmente giungere all’avvio di un diffuso processo di riqualificazione e messa in sicurezza del patrimonio edilizio esistente. C’è molto da fare, molto da lavorare, il patrimonio immobiliare italiano necessita di un profondo ammodernamento in termini di sicurezza, efficienza e qualità. Basti pensare alla quantità di edifici costruiti negli anni Sessanta e Settanta che oggi per iniziare un nuovo ciclo devono essere ammodernati. Se riusciamo ad avviare questo processo facciamo ripartire l’edilizia residenziale e se riparte l’edilizia residnziale, che è il perno della nostra economia, riparte tutto il Paese».