«Per i depositi chimici attualmente a Multedo la scelta sarà tra l’area Ilva e la zona della centrale a carbone di Enel». Lo ha annunciato giorni fa agli Stati Generali dell’Economia Paolo Emilio Signorini, presidente dell’Autorità portuale di sistema, l’ente che ha il controllo di entrambe le aree e che potrebbe mettere fino a una vicenda iniziata nel 1987, con l’esplosione avvenuta in un deposito della Carmagnani, sulla fascia costiera di Multedo-Pegli.
L’incidente era stato gravissimo, era costato la vita a quattro lavoratori. Non aveva provocato danni nell’abitato di Pegli, a parte alcuni vetri rotti, i pegliesi, però, si erano spaventati. E questo è normale. Quello che non è normale è che da allora la Carmagnani non solo non può utilizzare l’impianto danneggiato, ma subisce limitazioni precauzionali nella sua attività (non le sono consentite neanche le manutenzioni straordinarie), è alla ricerca di un nuovo sito e in trenta anni non ha ricevuto una risposta definitiva dalle amministrazioni. In termini aziendali questo vuol dire attività ridotta, sito sottoutilizzato, grosso ostacolo allo sviluppo di un’azienda disposta a investire e in grado di crescere.
La dichiarazione di Signorini potrebbe significare un passo avanti nella soluzione di questa vicenda trentennale, perché gli spazi che Enel lascerà liberi in parte dal 2017 e del tutto entro il 2020, quando scadrà la sua concessione, sono proprio quelli che Carmagnani e l’attiguo deposito chimico della Superba avrebbero individuato come nuova sede. Il progetto di trasferimento del resto è già stato valutato, condiviso e approfondito con Comune di Genova, Autorità di sistema portuale e autorità tecniche a partire dalla fine del 2013. E risulta al momento l’unico attuabile in tempi certi. L’area in questione oltre a essere in sostanza l’unica contemporaneamente compatibile e disponibile, è già dotata di una infrastruttura ferroviaria per sviluppare il trasporto intermodale. Non sappiamo come i dirigenti di Carmagnani e Superba valutino l’area Ilva (Carmagnani ribadisce che, al momento, l’unica ipotesi in considerazione per la delocalizzazione è «l’area Enel, sull’ex ponte Idroscalo, nel porto di Genova») comunque per ora l’ipotesi di riallocamento negli spazi Enel resta in piedi.
Il trasferimento verso la Terra Promessa di recente ha incontrato ostacoli in interessi di altre aziende e, da ultimo, anche nell’ennesima incertezza degli amministratori. Il 19 settembre scorso Carmagnani e Superba avevano annunciato in una conferenza stampa che la delocalizzazione non era più procrastinabile e che la realizzazione del nuovo deposito in area Enel comporterà 40 milioni di euro di investimenti, interamente privati, in nuovi impianti tecnologicamente avanzati, con la possibilità di continuare a svolgere per lo scalo di Genova un ruolo fondamentale nella catena logistica nell tessuto industriale del Nord Ovest e del Centro Europa.
La mattina dopo il nuovo sindaco, Marco Bucci, intervistato dai giornalisti a Palazzo Tursi a margine di un incontro con una delegazione straniera, aveva risposto che gli impianti di Carmagnani e Superba devono essere riallocati in zone lontane dalle abitazioni, e l’area Enel nel porto genovese non gli sembrava rispondere a questo requisito. Chiaramente Bucci, non avendo avuto il tempo studiare il problema, aveva espresso un orientamento di massima, forse anche in seguito alla proteste di alcuni cittadini di Sampierdarena immeditamente seguite alle dichiarazioni di Carmagnani e Superba. Non è che il sindaco sia indifferente alla sorte di due aziende che impiegano un’ottantina di dipendenti e promettono sviluppo ulteriore. Tanto che ha precisato: «Vogliamo mantenere a Genova e nel porto il business di queste due aziende e favorirne lo sviluppo ma dobbiamo trovare un posto che vada bene a tutti. Non ce l’ho ancora in mente ma lo troveremo. Ce la faremo».
La questione non lascia indifferenti neppure i sindacati. Il 21 settembre è intervenuto Antonio Grifi, segretario generale di Filctem Cgil Genova: «Siamo rimasti spiacevolmente stupiti che dopo anni (il primo progetto di trasferimento, al quale ne sono seguiti moltissimi altri, è degli anni Ottanta e tra un rimpallo e l’altro della politica sono tutti naufragati) in cui si è chiesto a queste due aziende di adoperarsi per soluzioni che coniugassero i loro interessi con quelli della città, la risposta di politica e istituzioni è stata totalmente inadeguata». Grifi in una nota stampa osserva: «Il fatto che due aziende di questa importanza intendano investire sul territorio aumentando l’occupazione è un fatto piuttosto raro nella nostra città che merita una considerazione seria da parte della politica. Si è sempre alla ricerca di investitori e ora è paradossale che si rischi di perdere capitali e posti di lavoro rivolti ai giovani». E conclude: «Non c’è più tempo per indecisioni politiche, bisogna decidere ed in fretta: in caso contrario il sindacato non starà a guardare».
Nel suo comunicato il sindacalista, tra l’altro, sottolinea un dato essenziale: i depositi costieri sono stati collocati a mare non per un capriccio ma perché richiesto dalla tipologia dei prodotti. L’attività di stoccaggio e movimentazione dei prodotti liquidi, strategica per l’industria manifatturiera, per l’approvvigionamento di materie prime – che trovano applicazioni nell’industria farmaceutica, alimentare, agrotecnica, mineraria estrattiva, della detergenza, nella produzione di resine, vernici, colle, plastificanti, e nuovi prodotti “verdi” – necessita di spazi vicino al mare, dove arrivano le navi.
Già quando, nel 1904, Attilio Carmagnani fonda una ditta individuale con il proprio nome (la storia della Attilio Carmagnani fa capo alle famiglie Carmagnani, Bonetti e Rossi) per intraprendere l’attività di importazione e distribuzione di spiriti, solventi e petrolio illuminante, sceglie come sede un piccolo spazio adibito a negozio all’interno di quello che oggi è conosciuto come il Porto Antico di Genova. Con l’ aumentare dei traffici aumenta anche la necessità di spazi e nel 1924 la società si sposta a Cornigliano.
Nel secondo dopoguerra avviene la svolta: la seconda generazione entra in azienda e dà vita alla “Attrezzature Carburanti”, realizzando a Multedo il Deposito Costiero, un vero e proprio impianto industriale in grado di ricevere prodotti sfusi trasportati dalle prime navi cisterna e di rispedirli via strada e ferrovia. Va notato che allora la densità abitativa di Multedo non era quella di oggi. Il deposito è sorto prima della maggior parte delle case.
Da allora, l’attività aziendale non è più soltanto di tipo commerciale ma si completa con l’attività logistica, che consiste nel noleggio dei serbatoi a società terze.
Negli anni 70 si decide di razionalizzare l’assetto societario e di fondere le due società, quella commerciale e quella logistica, dando così vita all’attuale ragione sociale: Attilio Carmagnani “AC” spa.
Negli anni 80 la terza generazione espande l’attività commerciale e la gamma dei servizi rivolti alle aziende del comparto chimico, realizzando nello stabilimento di Multedo un laboratorio di analisi chimiche e merceologiche. Nel 1994, il laboratorio diventa una società indipendente, denominata Analisi & Controlli, che si affermerà come leader in Italia nelle analisi chimiche e merceologiche su carburanti, lubrificanti, combustibili, ed ad altre tipologie di prodotti.
Di recente è avvenuto il passaggio tra la terza e la quarta generazione: accanto al presidente Attilio Carmagnani, dal luglio 2017 è diventato direttore generale Emilio Carmagnani che, insieme ai suoi cugini Irene Bonetti, direttore del Deposito Costiero, e Antonio Rossi, IT manager, gestisce l’azienda.
«Oggi l’azienda – spiega Emilio Carmagnani – rappresenta in Italia un’importante realtà del settore chimico,attivo nell’attività commerciale, nella logistica, stoccaggio e movimentazione, e nei servizi di analisi. A Multedo arrivano prodotti provenienti dal Far East, Cina e India, dal Middle East, da Azerbaijan e Israele, dagli Stati Uniti, oltre che dall’Europa. Il fatturato del 2016 è stato di 18.402.518 euro. Negli anni scorsi il numero dei clienti è cresciuto, e si è estesa l’articolazione del fatturato: nel 2009 i clienti erano 32 e tre di essi valevano l’80% delle vendite, nel 2013 i clienti sono arrivati a 65 e a produrre l’80% del fatturato sono stati 21. Il perimetro dello stabilimento di Multedo racchiude un’area di circa 30.000 metri quadrati di proprietà della società. Su questa superficie 31 serbatoi interrati garantiscono una capacità complessiva di oltre 27.000 metri cubi. Le persone che ci lavorano sono circa 60, tra dipendenti diretti della Carmagnani e di Analisi & Controlli e quelli delle ditte che rappresentano l’indotto: una società di sistemi di sicurezza, una carpenteria metallica, uno spedizioniere doganale e due società ispettive».
«Il personale impegnato nei nostri impianti – sottolinea Irene Bonetti – è altamente specializzato, qualificato e costantemente formato sui temi della sicurezza. Oltre a seguire il programma volontario Responsible Care, l’azienda è certificata secondo i più alti standard sulla sicurezza e la salute dei lavoratori, la tutela dell’ambiente e i propri processi interni e la prevenzione degli incidenti rilevanti. E l’attività che si svolge nel Deposito Costiero di Multedo è pienamente compatibile con il territorio e sostenibile perché gli oleodotti che collegano l’impianto del Deposito con gli accosti a mare del Porto Petroli sono situati in un cunicolo ispezionabile. È esclusa l’ipotesi che qui si possa verificare un incidente come quello che ha recentemente riguardato le condotte della Iplom. Inoltre tutti i gas connessi alla movimentazione dei prodotti sono captati e gestiti da un moderno sistema di abbattimento dei vapori che ne intercetta oltre il 99,9%, ben oltre i limiti previsti dalla legge. E stiamo andando verso la sostenibilità: a partire dal 2018 una parte importante dei serbatoi sarà impiegata per lo stoccaggio di un prodotto green derivante da fonti rinnovabili, che rientra a pieno nella visione di economia circolare su cui l’azienda ha deciso di investire».
Bonetti intende anche chiarire che Carmagnani, come del resto Superba, non è un polo petrolchimico. Con questo termine si identificano grandi impianti di lavorazione industriale estesi su aree immense, le due aziende a Multedo operano su superficie complessiva di poco più di 50 mila metri quadrati, dimensione da terminal portuale.
«E in ogni caso– aggiunge – le nostre attività non sono di produzione e trasformazione industriale, ma di semplice deposito costiero, al pari di qualsiasi altro terminal portuale. Con la differenza che il traffico di mezzi generato qui è assai inferiore rispetto a quello di terminal come quelli di Sampiardarena e Voltri».
AC Trading si occupa di acquisto e rivendita di prodotti chimici. Prodotti che trovano applicazioni nell’industria farmaceutica, alimentare, agrotecnica, mineraria estrattiva, della detergenza, nella produzione di resine, vernici, colle, e plastificanti.Importati via mare e via terra, vengono consegnati con trasporto ferroviario o su gomma. AC Servizi si occupa dell’offerta di servizi di stoccaggio alle imprese che necessitano di spazi per la ricezione, la custodia e la rispedizione delle proprie merci.
La ricezione dei prodotti può avvenire via mare, sugli accosti della banchina occidentale della Porto Petroli, collegati al deposito attraverso tre oleodotti, oppure via terra, mediante autocisterne e ferro cisterne (soluzione, quest’ultima, maggiormente sostenibile perché permette una consistente riduzione della movimentazione su strada via autobotte).
«L’attività di stoccaggio e movimentazione dei prodotti liquidi – spiega Emilio Carmagnani – è un tassello necessario all’industria manifatturiera, che non può più approvvigionarsi sul mercato locale, essendo venuta meno la produzione di prodotti chimici, e deve quindi importarli».
«La nostra azienda – aggiunge Carmagnani – ha il potenziale per crescere, svilupparsi e diventare un’eccellenza del proprio territorio. Però per sviluppare un business ad alta intensità di capitale, come quello logistico, che comporta grandi investimenti e tempi di ritorno nel medio/lungo termine, abbiamo bisogno di certezze, di poter programmare».
Carmagnani e Superba se riusciranno a insediarsi nell’area ex Enel,intendono realizzare anche un impianto per il gnl, gas naturale liquefatto. Il gnl sarà un carburante sempre più utilizzato da navi e camion, i grandi porti si dovranno dotare di strutture per rifornire le navi, e le due aziende nella istanza di concessione delle aree Enel hanno indicato la disponibilità a sviluppare il progetto, che coinvolgerebbe altri investitori genovesi.