Pesano le rettifiche sui crediti ma tutti gli indicatori relativi alla gestione operativa di Carige migliorano. È il dato principale dei risultati consolidati di Banca Carige al 31 marzo 2017. Al netto delle imposte e degli oneri di sistema il risultato di pertinenza della capogruppo si attesta a -41,1 milioni. Il risultato negativo netto include, oltre a rettifiche su crediti per cassa a clientela per 76,2 milioni, oneri non operativi per circa 14,5 milioni lordi (10,3 netti) rappresentati da canone Dta (3,5 milioni lordi; 2,5 milioni netti) e tributi ed altri oneri di sistema quali i contributi ordinari al fondo di risoluzione nazionale (7,5 milioni lordi e 5,5 milioni netti) e rettifiche di valore sulla partecipazione nel Fondo Atlante (3,5 milioni lordi e 2,3 milioni netti).
I conti registrano una versione di tendenza dei ricavi (+5,6% rispetto al quarto trimestre 2016) con margine di interesse e commissioni in crescita; riduzione degli oneri di gestione con ulteriori risparmi per 8,1 milioni (-5,8%); margine operativo lordo a 26,7 milioni (10,3 milioni); risultato consolidato netto di pertinenza della capogruppo -41,1 milioni, dopo la contabilizzazione di rettifiche di valore nette su crediti pari a 76,2 milioni; ulteriore miglioramento del presidio sul credito problematico: coverage npls al 46,4% e sofferenze al 63,4%; liquidità: lcr al 119%, superiore al target srep (90%); patrimonio: tcr 13,2%, cet1r phased-in 10,9% e leverage ratio 6,7% (stime)
Il primo trimestre del 2017 ha visto concretizzarsi un’inversione di tendenza dei ricavi, tornati a crescere in tutte le componenti; in particolare nel primo trimestre dell’anno sono in aumento il margine d’interesse a 72,5 milioni (+4,3% ) e le commissioni nette a 62,3 milioni (+10,4%); positivo anche il contributo della finanza per 15,5 milioni (+15,2%). Le iniziative poste in essere nei trimestri passati, volte al contenimento dei costi del personale e delle spese amministrative, hanno apportato ulteriori benefici contribuendo al calo degli oneri di gestione a 131,5 milioni (-5,8%).
Le rettifiche nette di valore su crediti si attestano a 76,2 milioni, in calo rispetto al primo trimestre 2016 (-15,2%) e all’ultimo trimestre dell’esercizio precedente (-16,3%), evidenziando un trend di diminuzione che non va comunque a detrimento del livello di copertura delle esposizioni deteriorate, in ulteriore aumento a 46,4% . Al netto delle imposte e degli oneri di sistema il risultato di pertinenza della capogruppo si attesta a -41,1 milioni.
Nel dettaglio, il margine di interesse (72,5 milioni) risulta in crescita nel trimestre (+4,3%) grazie alla diminuzione del costo medio della raccolta e ad una lieve ripresa dello spread commerciale che compensano l’effetto di un persistente contesto di tassi di mercato ai minimi storici e la contrazione dei volumi intermediati. Le commissioni nette (62,3 milioni) aumentano del 10,4% nel trimestre in conseguenza delle rinnovate politiche commerciali e della dinamica del comparto assicurativo e del risparmio gestito. Il contributo della finanza
risulta in crescita a 15,5 milioni (+15,2% nel trimestre) grazie anche ai dividendi sulla partecipazione in Banca d’Italia corrisposti nel primo trimestre (anziché nel secondo, come avvenuto nell’esercizio 2016).
Le azioni di contenimento dei costi hanno apportato effetti positivi anche nel primo trimestre 2017 con una riduzione del 5,8% degli oneri di gestione (131,5 milioni): sensibile nel trimestre (-15,3%) il calo delle spese amministrative core a 43,6 milioni; le spese del personale si attestano a 78,2 milioni.
Il margine operativo lordo a 26,7 milioni risulta stabile sui livelli del primo trimestre 2016 mentre risulta quasi triplicato rispetto all’ultimo trimestre dell’esercizio precedente.
Il Gruppo presenta i seguenti indicatori patrimoniali: total capital ratio phased-in 13,2%, tier 1 ratio phased-in 11,4% e common equity tier 1 ratio phased-in 10,9%. il cet1 ratio risulta al di sopra dei limiti regolamentari e della soglia minima del 9% che la Bce ha richiesto in sede di srep per il 2017, ma al di sotto della soglia raccomandata (che include anche la pillar 2 capital guidance) pari all’11,25%. Va al riguardo evidenziato che tale circostanza non scaturisce da specifici fattori gestionali, ma è sostanzialmente da ricondurre alle variazioni, tra il 31 dicembre 2016 ed il 31 marzo 2017, derivanti dall’applicazione del regime prudenziale transitorio. in particolare, sulla diminuzione del cet1 insiste la
maggiore deduzione della quota delle dta computabili (80% sulla base delle regole transitorie 2017 vs 60% delle regole transitorie 2016) pari a circa 55bps.
Le misure previste nell’ambito dell’aggiornamento del piano strategico 2016-2020
approvato il 28 febbraio 2017 sono idonee a ripristinare un livello di cet1 ratio al di sopra della suddetta soglia dell’11,25%.
Il profilo di liquidità si mantiene su livelli adeguati, con l’indicatore lcr pari al 119% al 31 marzo 2017, ampiamente superiore al target srep del 90%.