La settimana è trascorsa in modo tranquillo, i mercati azionari e obbligazionari non hanno registrato grossi scostamenti. Le notizie più interessanti sono arrivate da oltre oceano, dove Janet Yellen ha tenuto la consueta testimonianza di fronte alla commissione bancaria del Senato. Il dibattito si è concentrato sulle mosse di politica monetaria che la Fed adotterà nei prossimi meeting.
La crescita economica, nonostante sussistano ancora considerevoli incertezze, continua a passo moderato, il mercato del lavoro è in continuo miglioramento e i tassi inflattivi sono prossimi alla soglia del 2%, quindi potrebbe essere saggio cominciare la fase di rialzo dei tassi nelle prossime riunioni, pianificando così un processo graduale frazionato su tutto l’anno, piuttosto di concentrare l’intera manovra in pochi mesi, con il rischio di innescare instabilità sui mercati finanziari.
La governatrice ha poi evidenziato i suoi più grandi timori riguardo la crescita economica statunitense, l’incognita maggiore si concentra sulla fattibilità della politica fiscale di Trump e sull’incerta sostenibilità dei conti pubblici, una volta concretizzati i tagli alle tasse promessi e il piano di investimenti pubblici da oltre mille miliardi di dollari. Per finire la governatrice ha detto di voler portare a termine il proprio mandato nel 2018, nonostante gli screzi e le dichiarazioni di Trump in campagna elettorale.
In Europa sono uscite le “minutes” del meeting della Bce, dalle quali emerge la possibilità di nuovi ampliamenti al programma di QE, in termini sia di quantità, sia di durata, smorzando così i timori di un imminente tapering.
Dichiarazioni importanti hanno riguardato anche gli asset acquistabili dalle banche centrali continentali; si è precisato che “deviazioni limitate e temporanee rispetto al criterio del capital key, potrebbero diventare possibili e inevitabili”, ossia la proporzionalità degli acquisti obbligazionari, in base alla partecipazione azionaria dei Paesi comunitari nel capitale della Bce, potrebbe venire meno. Tale deroga andrebbe a favorire prevalentemente i bond governativi periferici, caratterizzati da rendimenti, su tutte le scadenze, ben superiori al Depo Rate di Bce (-0,40%) ed emessi da nazioni meno «virtuose» con elevato rapporto di indebitamento rispetto al proprio Pil.
In settimana, in Europa, agenda fitta di appuntamenti: si parte con l’indice Pmi a livello aggregato, proseguendo poi con il livello dell’inflazione registrata a gennaio. In Germania attesi i dati finali dell’andamento del Pil nel 4Q 2016 e l’indicatore Ifo, uno dei principali rilevatori dello stato di fiducia delle imprese. Dalla Gran Bretagna arriveranno i dati preliminari sul Pil del 4Q 2016 e i risultati dell’import-export influenzato nell’ultimo semestre dal deciso deprezzamento della sterlina.
Negli Usa si attendono le “minutes” del Fomc, gli indici Pmi e l’andamento delle vendite di immobili già esistenti.