Trasformare Liguria Digitale in spa e, attraverso Filse, riorganizzare Liguria Ricerche per razionalizzarne la spesa, inoltre aggregare Ire spa (Infrastrutture, recupero edilizio, energia) con Ips spa (Insediamenti produttivi savonesi), che nel 2015 ha registrato diverse attività, ma una perdita di esercizio di 310 mila euro. Sempre Filse parteciperà alla società di scopo che si occuperà di organizzare il Salone Nautico. Sono queste le indicazioni contenute nella legge di Stabilità 2017 della Regione Liguria per quanto riguarda le partecipate. I primi tre mesi del 2017 saranno decisivi per capire come si evolveranno le cose.
La situazione attuale
La giunta (e in particolare il suo presidente), aveva posto tra i primi punti di discontinuità rispetto alla gestione Burlando, proprio la questione delle partecipate, che erano state inserite in un capitolo del Growth Act (legge regionale n. 1 del 16 febbraio 2016), anche perché, a causa di sopravvenute norme nazionali, la modifica è diventata obbligatoria per alcune di esse.
Oggi risultano tre partecipazioni dirette: Liguria Digitale, Filse e Società per Cornigliano. Il problema è che Filse, a sua volta, ha molte altre partecipazioni: il sito fissa il quadro al 31 dicembre 2014, ma nel bilancio successivo vengono descritte alcune manovre che dimostrano come, per una volta, si stia verificando una certa continuità amministrativa: il 27 marzo 2015 la Regione Liguria (ancora guidata dalla giunta Burlando) aveva approvato un decreto (il n. 474) con cui, nei vari settori di attività, erano state individuate le partecipazioni ritenute non più strategiche: così le azioni di Siit scpa (Sistemi intelligenti integrati tecnologie, società consortile che coinvolge, tra gli altri, Università, Cnr, aziende del settore), detenute dalla Regione Liguria sono state trasferite a Filse a fine 2015. Inoltre, nella logica di avere un solo soggetto partecipante, è stata ceduta la partecipazione detenuta in Aeroporto Villanova d’Albenga. Approvato anche il bilancio finale di liquidazione di Cengio Sviluppo ScpA. Inoltre è pervenuto il rimborso integrale della quota consortile detenuta nel consorzio Garanzia Italia-Confidi in liquidazione. Deliberati anche lo scoglimento e la messa in liquidazione del “Consorzio Uniti” (Università, trasferimento tecnologico e imprese, che aveva avviato 17 spin off universitari). Guardando ai risparmi generali richiesti dagli indirizzi regionali, Filse aveva raggiunto l’obiettivo previsto di consuntivare risparmi complessivi per oltre 216 mila euro.
Uno stop obbligato
Il Piano di razionalizzazione del 2015 è tuttora monitorato, ma è stato superato da alcune norme nazionali, compresa la riforma del titolo V del Testo unico bancario da parte della Banca d’Italia aggiornato lo scorso giugno. Le nuove regole hanno impedito il completamento del passaggio delle partecipazioni non strategiche di Filse (Confart, Sviluppo Genova, Centro Fieristico della Spezia, Centro Agro Alimentare Levante Ligure e Lunigiana, Azienda Agricola Dimostrativa) alla controllata Ligurcapital. Proprio Ligurcapital sta vivendo una nuova fase dopo la modifica obbligata dello statuto: dal maggio scorso non fa più parte dell’elenco degli intermediari finanziari, tanto che non sono più ammissibili le domande legate ai prestiti partecipativi. Il progetto di cessione delle partecipazioni era stato deliberato dalla giunta l’8 aprile 2016, ma è stato sospeso dopo la pubblicazione del decreto Madia (il dlgs n. 175/2016), ossia il “Testo unico in materia di società a partecipazione pubblica”, temendo che il nuovo disposto normativo potesse incidere negativamente sulle possibilità di dismissione. «Intorno alla metà di gennaio avremo degli aggiornamenti concreti su questa partita», assicura a Bj Liguria l’assessore allo Sviluppo Economico Edoardo Rixi.
I risparmi
Tornando alle altre partecipazioni, siccome a decorrere dal dicembre del 2015 non sono più previsti oneri gravanti sul bilancio del consiglio regionale, le somme per i servizi di Liguria Digitale, sono iscritte nel bilancio della Regione con un limite di spesa (per il triennio 2016-2018) pari a quella che risulta a consuntivo del 2014. Nel 2015 la contabilità regionale dell’esercizio 2015 riportava un impegno di spesa di 40,8 milioni, inferiore ai 43,8 del 2014. Il costo di funzionamento della società nell’esercizio 2015 ammonta a 26,8 milioni, in riduzione di 855 mila euro rispetto al 2014.
In generale i costi degli organi sociali stanno diminuendo (escluso Atpl Liguria e Liguria Patrimonio), secondo quanto definito dalla relazione sul piano di razionalizzazione: dal 2013 al 2015 sono calati di 170 mila euro. Anche gli affitti sono in calo: -59.368 euro riconducibili a Ire, Liguria Ricerche, Filse e Ligurcapital. Gli introiti dalle dismissioni sono stati 48 mila euro, compresa Multiservice (conclusa prima del piano di razionalizzazione). In totale il risultato tra obiettivi e risultati è stato di 22.809 euro.
Il quadro globale
Nel 2014, secondo l’indagine Istat, erano 248 le imprese partecipate pubbliche in Liguria, il 3,6% del totale italiano (6.927). Rispetto alle Regioni del Nord Ovest (tranne la Valle D’Aosta che ha l’1,1%) è quella con la percentuale minore, perché Piemonte e Lombardia incidono rispettivamente il 6,8% e il 16,6%. Proprio la Lombardia è la Regione che “pesa di più” rispetto al resto d’Italia. La percentuale ligure è piuttosto bassa: dietro di lei solo Valle D’Aosta, Umbria, Molise, Basilicata, Calabria e Sardegna.
Gli addetti in Liguria sono 16.878 il 2,1% del totale italiano. In questo caso è il Lazio a spiccare a livello nazionale: da solo raggruppa il 48% degli addetti totali in Italia: ben 389.186 su 810.405. Seguono Lombardia con il 10,6%, Piemonte con il 6,7% e Toscana con il 6,5%. La Liguria arriva dopo Veneto (4,6%), Emilia Romagna (3,7%), Campania (3,5%), Sicilia (3,3%), Friuli Venezia Giulia (2,5%) e Puglia (2,2%).
Gli addetti medi in Liguria sono 68. La media del Nord Ovest è di 82, quella del Nord Est 60, quella del Centro 281, mentre quella del Sud 56 e delle Isole 83.
Da quanto viene rilevato dall’Istat, a livello nazionale gli utili sono stati oltre 1,9 miliardi di euro, 855 milioni le perdite. In percentuale oltre il 72% ha registrato un utile, poco meno del 28% una perdita. Il saldo maggiormente negativo è quello delle attività immobiliari. La maggioranza sono imprese di servizi (come la fornitura di energia elettrica, gas, acqua, reti fognarie) e più di un terzo sono controllate dai Comuni, seguono il ministero dell’Economia e delle finanze, le Regioni e le Città Metropolitane.
ore 16.27