Cda di Banca Carige mercoledì prossimo 2 novembre, nel primo pomeriggio. È presumibile che i consiglieri prendano in esame la questione degli npl, visto che entro il 3 novembre l’istituto ligure dovrà rispondere a una lettera dalla Banca Centrale Europea contenente due “bozze” in proposito. La banca intende, entro il termine fissato, formulare alla Bce le proprie osservazioni che potranno concernere sia il merito dei contenuti delle bozze che il quadro normativo al quale le bozze prevedono che le decisioni si riferiscano
La prima bozza ha come oggetto gli esiti del processo annuale di revisione e valutazione prudenziale (Supervisory review and evaluation process – il cosidetto Srep). La seconda bozza prevede che entro il 31 gennaio 2017 la banca proceda a sottoporre alla stessa Bce, come intervento precoce, un piano strategico e operativo in merito alla riduzione degli npl, valutandone anche gli impatti in termini di adeguatezza patrimoniale.
In sostanza la Bce chiede alla banca genovese di ridurre gli stock di crediti deteriorati, che attualmente sono circa 7 miliardi di euro, a 5,5 entro la fine del 2017. Poiché il piano di Carige prevedeva già la cessione di 1,8 miliardi entro quella data, l’obiettivo potrebbe essere raggiungibile, ma nei tre anni si chiede di fatto di dimezzare la massa dei crediti deteriorati arrivando al massimo a 3,7 miliardi al 31 dicembre 2019, senza contare i tassi di copertura dei crediti incagliati.
I vertici dell’istituto finora hanno escluso l’eventualità di un aumento di capitale, ma di fronte alle nuove richieste della Banca centrale europea gli analisti sono tornati a riformulare l’ipotesi e proprio il timore di una nuova capitalizzazione, la terza in soli tre anni, ha pesato venerdì scorso sul titolo in Borsa che ha chiuso con un calo dell’8,13%. Al momento, comunque, la misura sembra soltanto un’ipotesi formulata all’esterno della banca.