I mercati finanziari si sono cullati in un falso senso di sicurezza durante i giorni immediatamente precedenti e sono stati presi in contropiede. Così, le prime reazioni sono state violente. L’indice delle 100 più importanti società quotata nel Regno Unito è sceso del 3,15%, il Nikkei ha perso oltre l’8%, l’Hang Seng 5,5% e anche la più stabile borsa statunitense ha lasciato sul terreno un 3,5%. Le borse continentali europee si sono schiantate subito dopo l’apertura dei mercati per chiudere a -7,66%. La sterlina britannica si è deprezzata del 11% da 1,49 Gbp (contro il dollaro americano Usd) a 1,34 Gbp. L’euro ha perso il 4,5% contro il dollaro.
I vincitori sono stati i rifugi sicuri. Il prezzo dell’oro ha rimbalzato da 1.260 Usd per oncia a 1.360 Usd in aumento dell’8%. Il decennale del Tesoro Usa è salito di oltre 3 punti percentuali, il rendimento è sceso dal 1,75% al 1,50%. Il rendimento del Bund è sceso a un nuovo minimo storico del -0.15%. In generale, le reazioni corrispondono con quello che potrebbe essere previsto in tale caso.
Il fatto che i mercati abbiano punito così severamente anche le borse del continente europeo, pur in una situazione che sembra comportare oggettivi contraccolpi negativi economici principalmente per il Regno Unito, è da mettere in relazione al timore che questo storico evento rappresenta (la prima uscita di un Paese dalla Comunità Europea) e che possa diventare il prodromo di una serie di ulteriori uscite visto il malcontento che da tempo sta emergendo da una gran parte dell’elettorato dei paesi dell’Ue. E quindi che, in ultima analisi, la Brexit possa rappresentare l’avvio di un domino che porti alla disgregazione dell’euro e ad una nuova recessione globale.
Se potrà avere un effetto positivo questo strappo da parte del Regno Unito, potrà essere proprio quello di rilanciare in Europa, nel prossimo futuro, una risposta politica che sia in grado di fugare questi timori riorientando il modus operandi di una Unione Europea che sembra aver perso quel senso di Comunità che è in realtà l’obiettivo più complesso e sfidante, ma anche il più profondamente fruttifero, che fin dalla sua fondazione ha caratterizzato il progetto dell’Ue.
Più nell’immediato, i private banker della Cesare Ponti ritengono anche che la fibrillazione dei mercati possa essere contenuta anche dai margini di manovra ancora a disposizione sia della Bce sia dalla stessa Boe.
Non escludono che sul mercato possa permanere un elevato livello di volatilità e che possano manifestarsi ulteriori perdite sui risky asset. In base alle stime della Cesare Ponti si presume che il mercato azionario europeo possa subire perdite ulteriori attorno a un 8-10 punti. Gran parte di questo shock potrebbe, peraltro, essere riassorbito in una dinamica tipica dei fenomeni di sovracorrezione guidata da una forte componente emotiva.
Ci sono poche (ma non trascurabili) probabilità al fatto che la Brexit possa innescare un processo recessivo globale anche in considerazione del fatto che le principali economie mondiali, Usa e Cina, pur non dando segni di floridezza, si stanno mantenendo in un’area di timida espansione, comunque superiore a quanto si temeva nei primi mesi dell’anno.