Una nave passeggeri sta naufragando, le condizioni di tempo e di mare sono proibitive, intervengono i robot di superficie e aerei nelle operazioni di salvataggio. È la dimostrazione del progetto Icarus (Integrated components for assisted rescue and unmanned search operations) effettuata nei giorni scorsi a Lisbona, nelle acque del Tago.
Alla dimostrazione, in cui sono stati utilizzati veicoli autonomi di superficie e aerei, insieme ai partner di progetto portoghesi, spagnoli, svizzeri, italiani, polacchi e belgi, ha partecipato il Cmre, Centro Nato per la ricerca e la sperimentazione marittima della Spezia che, all’interno di Icarus si occupa dello sviluppo della componente marittima e in particolare dell’interoperabilità dei veicoli. Il centro spezzino sta integrando nuovi software su una piattaforma Usv esistente, creata dall’azienda italiana L3 Calzoni. «Grazie all’apporto tecnologico, assolutamente all’avanguardia, del Cmre – spiega Stefano Fioravanti, scientist in charge Cmre per Icarus – il sistema è in grado di portare a termine missioni di ricerca e soccorso con minima supervisione da parte dell’uomo. Tutte le componenti robotiche collaborano tra loro nel network Icarus».
Il sistema sarà pronto per l’uso a inizio 2016, quando ufficialmente il progetto verrà chiuso. Tra gli utilizzatori finali vi sono i team ricerca e soccorso della marina belga e di quella portoghese, che hanno espresso interesse per le future applicazioni.