Secondo il recentissimo dossier “Giri di valzer” pubblicato dall’osservatorio Openpolis (www.openpolis.it), dal marzo 2013, quando si sono svolte le elezioni per la Camera e per il Senato, 185 parlamentari hanno “cambiato casacca”. Alcuni lo hanno fatto più volte, tanto che i cambi di gruppo sono stati 235. I partiti che hanno subito i più grandi scossoni sono stati nel Pdl a causa della fuoriuscita degli “alfaniani” che hanno fondato Ncd, il Movimento 5 Stelle che, tra uscite ed espulsioni, ha perduto 18 deputati e 17 senatori, Scelta civica che si è parzialmente eclissata (in parte sostituita dal gruppo Per l’Italia), ma anche Sel che ha perduto 11 deputati (3 a favore del Pd, quindi con un salto dall’opposizione alla maggioranza) su 26. Chi ha guadagnato più esponenti è invece il Pd con 16 deputati e 8 senatori in più rispetto al marzo 2013
I cambi di casacca sono abituali per il nostro Parlamento: nella precedente legislatura c’erano stati in tutto 261 “salti” di gruppo con il coinvolgimento di 180 parlamentari (allora era stato “di massa” lo spostamento dei “finiani” transfughi dal Pdl). In sostanza quasi lo stesso numero di salti e di nomi, ma gli attuali coprono solo due anni, mentre la XVI legislatura era durata cinque anni. Tanto che la media mensile di cambi di gruppo in quella legislatura era 4,50, mentre in quella attuale è salita a 10,22. Il numero maggiore di cambi di casacca ogni mese si è avuto durante il governo di Enrico Letta (15,33), ma ha una buona media anche il governo Renzi (8 cambi al mese). Più “moderati” i governi della passata legislatura: quello Berlusconi (5,56 cambi mensili) e quello Monti (2,94).
Uno dei casi più clamorosi di cambio di maglia e anche di schieramento segnalato da Openpolis è quello del medico pisano Dorina Bianchi, eletta con il Pd nel 2008 al Senato, poi passata nel Pdl (allora al governo) che l’ha ricandidata nel 2013. Ha poi lasciato Berlusconi per trasmigrare nel Ncd.
Ma come si comportano in questo continuo spostamento di pedine i parlamentari liguri? Fino alla pubblicazione del dossier Openpolis gli interessati erano solo 2 (i senatori Cristina De Pietro e Maurizio Rossi). Ma le recentissime dimissioni di Luca Pastorino, sindaco di Bogliasco e deputato eletto nel Pd, per candidarsi alle elezioni regionali (sostenuto da partiti e gruppi di sinistra) portano il totale a tre, vale a dire al 12,5% degli eletti (la media nazionale è vicina al 20%). Vi si potrebbe aggiungere anche il senatore a vita Renzo Piano che il 18 marzo ha lasciato il gruppo delle Autonomie per aderire al gruppo Misto. Piano è un “caso” a parte: i dati pubblicati da Openpolis lo vedono in aula solo per lo 0,11% delle sedute, mentre nel 97,37% dei casi risulta “in missione”.
Ma scendiamo nei particolari, rimandando anche alla tabella che riporta oltre alla percentuale delle presenze in aula (quelle considerate da Openpolis sono 8.322) anche i “voti ribelli” (cioè contrari alle indicazioni del proprio gruppo), e l’”indice di produttività” che molto spesso mostra come la presenza in aula non sia un dato davvero significativo per misurare quello che fanno i parlamentari. L’indice di produttività di Openspolis è calcolato sull’effettivo risultato del lavoro svolto dai parlamentari: interventi in aula o nelle commissioni, approvazione delle loro proposte ma anche consenso di altri deputati o senatori alle leggi presentate. L’indice considerato come “sufficienza” da Openpolis è 100 ed è superato solo da cinque dei liguri presi in esame (per i ministri questo “voto” non viene calcolato).
I deputati eletti in Liguria sono 16, i senatori 8. I deputati sono Stefano Quaranta, nato a Milano, ex segretario regionale ligure del partito, per Sel, l’imprenditrice genovese Roberta Oliaro di Scelta Civica; due sono gli eletti per il Pdl, il giornalista milanese Giorgio Lainati e l’imprenditore genovese Sandro Biasotti; tre quelli del Movimento 5 Stelle: il genovese-varazzino Sergio Battelli, il commerciante di Loano Matteo Mantero, e il consulente legale di Savona Simone Valente. Tutti gli altri sono del Pd. Tra questi l’ex sindacalista Anna Giacobbe, nata a Vado Ligure, i genovesi Lorenzo Basso e Mario Tullo, lo spezzino Andrea Orlando (ministro della Giustizia nel governo Renzi), l’albenganese Franco Vazio. Tre del Pd sono “importati”: la geologa Raffaella Mariani di San Romano in Garfagnana (Lucca), l’avvocato Marco Meloni di Quartu Sant’Elena e la romana Mara Carocci. L’ottavo è, appunto, il genovese Luca Pastorino dimessosi dal Pd il 22 marzo.
Gli otto senatori sono l’avvocato genovese Cristina De Pietro, eletta con il Movimento 5 Stelle e trasmigrata nel gruppo misto il 9 ottobre dello scorso anno, il giornalista romano Augusto Minzolini, che fa parte di Forza Italia pur distinguendosi per il gran numero di “voti ribelli”, l’imprenditore genovese Maurizio Rossi eletto con Scelta civica di Mario Monti, passato nel gruppo misto il 29 aprile 2014 (il 5 maggio dello stesso anno ha fondato Liguria civica). Gli altri cinque sono del Pd: Donatella Albano di Bordighera, il sarzanese Massimo Caleo, la genovese Roberta Pinotti (ministro della Difesa nel governo Renzi), Vito Vattuone di Casarza Ligure e, infine il docente universitario romano Paolo Guerrieri Paleotti.
In pratica il magro drappello di 24 rappresentanti della Liguria comprende quattro deputati (uno del Pdl e tre del Pd) e due senatori (uno del Pdl e uno del Pd) “fuori regione”. Ma questo è un altro discorso, legato a un sistema elettorale di “nominati”.
Questa la tabella (clicca sull’immagine per ingrandire) su presenze, indice di produttività e “voti ribelli” di tutti i parlamentari liguri.