“Cambiamo rotta” è lo slogan-appello che caratterizza l’edizione 2015 di Slow Fish, la kermesse manifestazione internazionale in programma al Porto Antico di Genova dal 14 al 17 maggio, organizzata da Slow Food Italia e Regione Liguria in collaborazione con il ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali.
«Educazione, formazione, informazione. Ecco gli elementi distintivi di questa edizione di Slow Fish, che vorrei lasciasse un segno nel pubblico e soprattutto nei bambini che verranno a trovarci», con queste parole Carlo Petrini, presidente di Slow Food, ha presentato la settima edizione.
Ventuno laboratori del gusto, in cui artigiani e chef guidano le
degustazioni affiancati da biologi marini e pescatori; 8 lezioni della scuola di
cucina e 4 appuntamenti a tavola con star della cucina italiane e internazionali.
Novità dell’edizione 2015 è la presenza di una trentina di produttori dei mercati della terra liguri di Cairo Montenotte e Sarzana che completano il mercato, dove acquistare il prodotto fresco e conservato, olio, spezie, sale, alghe e derivati, e l’offerta del mercato
ittico di Genova, straordinariamente aperto tutto il giorno per l’occasione.
Grazie al programma di conferenze dei Laboratori dell’acqua, oltre al buon cibo
ci sarà il confronto tra saperi: «Noi conosciamo meno dello 0,1% del nostro mare – dice il direttore scientifico Silvio Greco – capire come funziona è fondamentale per affrontare fenomeni come l’esplosione delle meduse. Nel Mediterraneo ci sono 100 mila frammenti di microplastiche per chilometro quadrato, occorre lavorare per salvare il nostro mare».
Cucine di strada, piazza delle birre e attenzione per gli aspetti educativi con iniziative per scolaresche e famiglie.
«Ero stato al Salone del Gusto di Torino nel 2003 e volevo che si mettessero radici anche qui – racconta il presidente della Regione Liguria Claudio Burlando – noi abbiamo bisogno di collegarci anche culturalmente». Burlando amplia il discorso alla tutela del territorio: «Rimettere in moto la cura delle fasce è fondamentale. A valle i costi sono enormi, lo vediamo quando succedono le alluvioni. Abbiamo messo a disposizione le foreste regionali a chi si vuole occupare della filiera, istituito la banca della terra, dividendo la proprietà dall’uso. Occorre ricominciare con la regimazione delle acque dell’entroterra».