Dopo Recco, anche Imperia e Rapallo si candidano a diventare Dementia Community Friendly, il riconoscimento conferito da Federazione Alzheimer Italia che, da quasi un anno, sta facendo diventare la cittadina di Recco sempre più vicina alle persone affette da demenza, per ora uno dei dieci casi in Italia e l’unico in Liguria. Se ne è parlato questa mattina, nel corso del Silver economy forum, a Palazzo Tursi a Genova.
Si tratta di un progetto promosso dalla Federazione Alzheimer e da altre associazioni di familiari, nell’ambito dell’Action group europeo sulle demenze, cui partecipa il ministero della Salute e l’Iss ed è attuato dal Comune. Alisa attua il monitoraggio e fornisce supporto tecnico ai Comuni che attivano la progettazione: le Asl attuano il monitoraggio e danno supporto per i territori di loro competenza.
A spiegare il lavoro che il Comune di Recco sta portando avanti da nove mesi, con il supporto di Alisa, è Ernesto Palummeri, geriatra e coordinatore Rete regionale demenze Regione Liguria, tra i relatori del forum: «L’obiettivo di questo programma è quello di creare una vera e propria comunità “a misura” di persone affette da demenza – spiega – il che significa trasformare la città o il paese in questione in un luogo in cui le persone con demenza siano comprese, rispettate, sostenute e fiduciose di poter contribuire alla vita della loro comunità. Gli abitanti stessi, dunque, comprendono la demenza e, nello stesso tempo, le persone affette da queste patologie si sentono incluse e coinvolte, e avranno così la possibilità di scegliere e di controllare la propria vita». Moltissimi gli ambiti di attività coperti: i servizi, la casa, i giovani, i gruppi religiosi, i trasporti, le banche, il commercio, i servizi pubblici, verso i quali vengono svolte attività di sensibilizzazione, formazione e coinvolgimento.
Il mantenimento di una condizione di vita accettabile nella comunità per una persona affetta da demenza senile (ma non solo) è un requisito fondamentale per rispondere a una situazione demografica che, proprio in Italia e in Liguria (17.200 le persone affette da Alzheimer), si proietta verso numeri preoccupanti. Secondo le ultime proiezioni Istat snocciolate da Palummeri, tra 2015 e 2030 la Liguria avrà il 9,3% in più di over 65 e il 9,8% in più di over 75. Gli over 85 saranno aumentati addirittura del 33,8%. La popolazione d’età compresa tra i 15 e i 65 anni sarà calata del 3,1%, mentre gli under 15 si saranno ridotti dell’1,8%. Il che porterà inevitabilmente a un indice di vecchiaia ancora più alto dell’attuale: per ogni giovane si conteranno 3 anziani.
La natalità resta una delle più basse d’Italia, la mortalità stabile. La vita media si allungherà e passerà dagli 80,1 anni agli 82,9 per i maschi e dagli 85 agli 87,4 anni per le femmine. «Ma un dato ancora più significativo è il cosiddetto “Potential support ratio”, cioè il rapporto tra la popolazione attiva in grado quindi di assistere l’anziano e gli anziani stessi», spiega Palummeri. In Europa questo valore è del 3,4, contro il 4,8 dell’Oceania, il 7,6 dell’America Latina, l’8 dell’Asia e ben il 12,9 dell’Africa. In Italia il valore scende a 2,7, considerando solo la sfera di popolazione femminile (generalmente quelle più dedita all’assistenza), l’indice si abbassa ulteriormente a 1,3. In Liguria il valore è pari a 2, ma il rapporto cambia in 1 a 1 prendendo in considerazione solo le femmine tra i 20 e i 64 anni.